Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:53 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. UNHOLY WAR
  2. BURN
  3. LET'S GET HIGH
  4. HIGHER GROUND
  5. BLACK WIDOW
  6. BLACK MOON
  7. SPREAD YOUR WINGS
  8. DAMNATION
  9. NO MORE
  10. SWEET CHERIE
  11. THIS IS MY HOME
  12. SPELLBOUND
  13. FREEDOM

Line up

  • Lasse Strand: Bass, Vocals (backing)
  • Ludwig Tornemalm: Drums, Vocals (backing)
  • Linus Andersson: Guitars, Vocals (backing)
  • Patte Carlsson: Vocals (lead), Guitars

Voto medio utenti

Secondo lavoro di lunga durata per gli svedesi Fretless, dopo ben 8 anni. Dal l'acerbo, ma comunque buono, “Local Heroes” di acqua sotto i ponti ne è passata, ed il songwriting è ben maturato, principalmente grazie alla lineup totalmente rinnovata. Infatti Patte Carlsson (voce/chitarra) è l’unico presente anche nel primo disco.

Damnation si apre con una breve intro parlata, dai toni epici, o finto epici se siete maliziosi, che con il resto del disco c’entra ben poco. Invece la prima canzone vera e propria, Burn, ci introduce nel reale mood del disco: Heavy Metal potente dai toni ottantiani ma che non sa di già sentito, un mix di melodia, bei riff, cambi di tempo e cori nei ritornelli, di quando in quando qualche arco in sottofondo, che non è mai invasivo né è sotto i riflettori, ma arricchisce il sound generale.

Let’s Get High è un esempio di (unico) singolo scelto bene. Riff Orecchiabile ma non melenso, ritornello che resta in testa, ma non da solo, accompagnato dal riff. Il brano comprende tutti gli elementi positivi che ho elencato prima, forse pecca soltanto di un assolo molto breve e verso la fine il riff inizi a conoscerlo molto bene, ed inizia a venirti a noia, e per questo Andersson inizia a variarlo un po’, ma è già finito tutto.


Il disco pecca forse di un’estrema lungaggine, 13 canzoni, evidentemente perchè se durava 45 min per la Pure Steel Records era troppo poco, ci sono un paio di canzoni riempitivo, ma alla fine sono ben amalgamate e in linea con le altre, non aggiungono ne tolgono nulla.


Recensione a cura di Carlo Masoni

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