Old Forest - Black Forests of Eternal Doom

Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2019
Durata:45 min.
Etichetta:Dusktone

Tracklist

  1. SUBTERRANEAN SOUL
  2. WASTELANDS OF DEJECTION
  3. BLACK FORESTS OF ETERNAL DOOM
  4. SHROUD OF MY DREAMS
  5. A SPELL UPON THEE
  6. HANG'ED MAN

Line up

  • Kobold: Drums
  • Beleth: Guitars, Bass
  • Kobro: Drums

Voto medio utenti

Gli Old Forest sono una formazione inglese proveniente da Londra che propone uno stile musicale abbastanza singolare che possiamo ridurre sotto il cappello del black metal più per ragioni "concettuali" che prettamente musicali. Il black metal certamente non manca in "Black Forests of Eternal Doom" ma a livello puramente formale sarebbe riduttivo indicare quella black metal come la componente principale o anche dominante del lotto: elementi folk acustici, reminescenze del periodo viking dei Bathory e momenti che ricordano un heavy metal più moderno ed emozionale (il riferimento può essere facilmente frainteso ma più volte mi è parso di avvertire una certa influenza dei recenti Katatonia) sono tutte componenti che vanno ad intessersi l'una con l'altra per arricchire un sound che non può essere considerato solo black metal. L'intero disco va concepito come uno sviluppo, un itinerario il cui focus si costituisce su una matrice emozionale sempre ben resa sia dai temi portanti dei pezzi sia dagli ottimi arrangiamenti.

I sei brani che compongono l'album sono tutti piuttosto lunghi (sette minuti e mezzo di media) ed elaborati, dimostrando delle skills sicuramente sopra la media in quanto a capacità compositiva e maestria nel saper maneggiare molti stili e generi musicali diversi riuscendo per lo più a dar vita a composizioni ispirate ed appassionate.
La presenza di Kobold e Kobro degli ...In the Woods non poteva che essere garanzia di classe e in questo disco la classe sicuramente non manca. Ciò che può invece rendere ostico "Black Forests..." è proprio la quantità di carne che viene messa sul fuoco: l'album può dunque apparire stilisticamente disomogeneo iniziando con due tracce di black metal che non lesina su tremolo e blast beat a cui segue l'emozionale ed evocativa title track dal taglio sicuramente più viking in cui i cori puliti e le linee melodiche di chitarra la fanno da padrone, passando poi per brani che tendono ad incorporare - spesso efficacemente - tutti gli elementi del sound dei nostri, anche l'elemento black metal, senza però ritornare alle accelerazioni che caratterizzavano i primi due brani. Nel corso dell'ascolto si assiste a un progressivo rallentamento dei tempi che, se da un lato permette di sperimentare molte soluzioni differenti che catapultano l'ascoltatore nel viaggio ieratico proposto dai nostri, dall'altro rischia di far perdere al disco quell'immediatezza che una maggiore coesione ritmica gli avrebbe sicuramente garantito.

Al netto della precisazione fatta appena sopra, il disco si fa ampiamente apprezzare per tutta la sua durata grazie a linee di chitarra sempre efficaci, belle linee vocali sia pulite che in scream ed una produzione che mette in risalto la stratificazione compositiva dei brani del platter grazie ad un mix che enfatizza le armonizzazioni e in generale gli arrangiamenti tra i vari strumenti... siamo così di fronte a un disco, sulla carta black metal, che garantisce anche al basso un ruolo importante nel dare corposità ai pezzi, soprattutto quando le chitarre si abbandonano a fraseggi più acuti.

Un grande songwriting, quindi, che permette di far passare 45 minuti in modo abbastanza veloce mettendo la voglia di approfondire ulteriormente l'ascolto e i dettagli che si celano nel disco. Sonwriting che, però, per la sua varietà, è croce e delizia di un album che, come detto in apertura, è reso omogeneo più dal mood evocato che dal genere.
Un lavoro che è per sua natura destinato ad essere apprezzato nei modi più disparati: da alcuni nelle sue componenti più estreme, da altri in quelle più evocative e riflessive, ecc. A causa della (o grazie alla) varietà interna dell'album tutti i fan di queste sonorità potranno certamente trovare motivi per apprezzare i pezzi contenuti in questo disco (anche tutti quanti) ma sarà altrettanto poco scontato o, meglio, immediato che il disco venga apprezzato come un'album, come un tutto che si articola nelle sue parti.
Un album, particolarmente in questo ambito, non è una mera raccolta di brani ma presenta una certa unità interna. Unità di cui questo disco dispone, se si fa la sforzo di assecondare il percorso delineato dalla band, ma che rimane non di meno un po' controintuitiva e a tratti poco armonica.
E' un peccato, per certi versi, perchè si tratta di un disco costituito da pezzi che singolarmente sono tutti piuttosto buoni. Se facessi la media delle valutazioni delle singole tracce il voto risultante sarebbe sicuramente un poco superiore a quello complessivo dato all'album. Si tratta innegabilmente di un buon lavoro, con un songwriting sopra la media, ma siccome il tutto non è meramente la somma delle parti va detto che una maggiore coesione interna avrebbe permesso una valutazione sicuramente maggiore.

Recensione a cura di Giacomo Babuin

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