Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:36 min.
Etichetta:Fighter Records

Tracklist

  1. HADES IN THE NIGHT
  2. PANDORA’S BOX UNLEASHED
  3. ARES, GOD OF WAR
  4. LIGHTNING CRASHED
  5. PENTHASELIA
  6. GORGON MEDUSA
  7. APHRODITE, QUEEN OF LUST
  8. ORPHEUS CHARMS THE GODS OF DEATH
  9. THESUS AND THE MINOTAUR
  10. THE ODYSSEY
  11. GLADIATORS

Line up

  • Tanza Speed: vocals
  • Jo Steel: guitar, bass, drums
  • Yan Turbo: lead guitar

Voto medio utenti

I canadesi Aphrodite sono un trio di recente formazione, ma composto da veterani della scena metal locale. La mente del progetto è il polistrumentista e compositore Jo Steel, già fondatore della storica metal band Ice War, mentre la cantante Tanza Speed è stata front-woman di speed band come Demona e Outline ed il chitarrista Yan Turbo possiede un background punk/metal con i Colorsfade. Dunque musicisti che conoscono bene la materia ed uniscono le forze per realizzare un disco di puro raw-speed metal anni ’80, ispirato concettualmente alla mitologia della Grecia antica.
Pensiamo ai primi Exciter, Razor, Possessed, Exumer, a quel tiro pulsante, diretto e veloce che caratterizzò la prima metà degli eightees, dove più che le acrobazie strumentali contavano l’impatto, l’urgenza, la violenza e l’adrenalina. Questa era sicuramente l’idea di partenza del trio, però il risultato finale appare ben distante da quell'obbiettivo.
I brani cercano di riprodurre il tiro devastante ed iconoclasta necessario, ma in troppi casi risultano scolastici ed appiattiti su schemi ripetitivi. La parte strumentale è anche discreta, d'altronde parliamo di gente esperta e navigata, ma le idee sono davvero molto limitate e basilari. Molte perplessità sorgono anche sull'aspetto vocale, Tanza Speed non mostra a mio avviso né la rabbia, né la potenza, né la passione, né il carisma maligno che occorrerebbero ad un lavoro di questo tipo. Il suo modo di cantare sembra standard e tende ad uniformare tutti i brani sullo stesso canovaccio.
Certo, qualche buona botta speed metal possiamo trovarla, vedi “Orpheus charms the gods of death”, la schizzata “Ares, god of war” e la più ragionata e motorheadiana “Thesus and the minotaur”, ma nell'insieme il disco non convince appieno.
Meritevole l’ambizione di rinverdire i lontani fasti di uno stile che ha segnato la storia del metal, ma gli Aphrodite dovranno impegnarsi molto di più e correggere varie cose se intendono ritagliarsi uno spazio significativo all’interno di un genere tutt’ora dominato dalle formazioni che gli hanno dato vita.

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