Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:60 min.
Etichetta:Abraxan Hymns

Tracklist

  1. FRONT TOWARD ENEMY
  2. I'M ALREADY GONE
  3. SEASONS
  4. SEVENS
  5. TOURNIQUET
  6. ANCHOR'S LAMENT
  7. THROW ME AN ANCHOR
  8. I'D DO ANYTHING
  9. BLANKETS OF ASH
  10. EMMETT - RADIATING LIGHT
  11. COLD-BLOODED ANGELS
  12. CROOKED MILE
  13. BROKEN HALO
  14. CAN OSCURA
  15. BORDERLINES
  16. ASSAULT ON EAST FALLS
  17. PALE SUN

Line up

  • John Baizley: vocals, guitars
  • Nick Jost: bass, keyboards
  • Sebastian Thomson: drums
  • Gina Gleason: guitars (lead), vocals

Voto medio utenti

Gli americani Baroness tornano sul luogo del delitto a distanza di quattro anni dal precedente album.
Qualcosa é cambiato all’interno della band con l’inserimento di una seconda chitarra.
Questo album sorprende per due qualità, riuscire ad essere “commerciale”, ma anche a non svendere un’appartenenza che la band fin dalla fondazione ha sempre rimarcato.
L’opener “Towards and enemy” apre le danze con impatto e potenza, un brano in controtempo.
Il basso é ben udibile e svolge le sue danze su un tappeto ritmico creato dalla batteria e la chitarra sulle quali le vocals esplodono nel ritornello; il solo in armonizzazione arricchisce il brano.
Seasons” unisce sensibilità prog con accenni di synth a aggressività metallica nei riffing serrati di chitarra con vocals melodiche e tempi di batteria fluidi.
C’è un grande lavoro per bilanciare capacità tecnica, melodia e urto, pensate che c’è anche una parte in blast beats prima della cavalcata che ricorda qualcosa dei Mastodon dei tempi belli con le evoluzioni di chitarra e basso prima della conclusione.
Tourniquet”, è un brano dall’entrata acustica, con voci pulite riverberata e con aggiunta di eco a dare un senso melanconico al tutto.
Ma é una breve parentesi, perché il brano prende vigore con un mid tempo con batteria e basso, la melodia portante è sorretta bene dalle vocals del singer e le chitarre entrano con riff dal gusto prog.
Le chitarre nell’apertura melodica solista mostrano vigore nell’armonizzazione con un solo di gusto.
Anchors lament” é un breve brano malinconico sorretto da cori, un piano dolente e archi.
Id do anithing” é una dolente ballata malinconica che viene abilmente e anche un pochino furbescamente creata, dato l’intento quasi pop di attirare un pubblico non certamente sensibile a sonorità dure.
Brano acustico con archi e voci che sembra preso dal canzoniere dei Foo Fighters.
Emmett-radiant light”, é anch’esso una parentesi acustica, ma con gusto settantiano tra melodie crepuscolari, cori riverberati, piano minimale e chitarre acustiche accennate si fa interessante ascolto dopo ascolto.
Broken halo”, entra con prepotenza e melodia grazie a grandi cori, melodia e riffing rocciosi.
La band quando si mette d’impegno, cava fuori brani superbi come questo; brano dove la melodia non è svenduta a riff hard e grande solo armonizzato con synth prog ottantiani.
Can obscura” é impatto prog metal con controtempi, basso e chitarre che fanno capolino con synth e melodie spaziali.
Il singolo “Borderlines” apre con controtempi di chitarre, basso e batteria e voci pulite melodiche.
Un brano che conserva e trascina l’ascoltatore grazie a sapienti dose melodiche e gusto prog rock con cori azzeccati.
Bene, alla fine di questo viaggio di un’ora cosa si può dire?
Che la band ha confezionato un bel disco, non privo di difetti, perché deve ancora far convivere il passato potente con lo sguardo rivolto alla classifica e bilanciare bene questi aspetti; si sente che i nostri ci stanno lavorando e bene, buona prova.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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