Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:46 min.
Etichetta:Off Yer Rocka Recordings

Tracklist

  1. ORIGINAL BLACK EYED SON
  2. SINNERS SERENADE
  3. SEVEN DEADLY SINS
  4. AMAZING DISGRACE
  5. EVE OF THE SUMMERTIME
  6. CALIFORNIA BLUES
  7. THIS IS IT
  8. FEELS LIKE A LONG TIME
  9. SLAVE #1
  10. DANCING IN PARIS
  11. MEDUSA MY GIRL

Line up

  • Spike: vocals
  • Guy Griffin: guitar
  • Keith Weir: keyboards
  • Paul Guerin: guitar
  • Dave McCluskey: drums
  • Gary Ivin: bass

Voto medio utenti

Once a rocker, always a rocker” … un assioma coniato da Joe Perry (non esattamente uno “qualunque” …) che mi sento in gran parte di condividere, soprattutto se applicato a un personaggio come Spike, voce e leader dei The Quireboys, con i quali vive intensamente i vicoli del rock n’ roll ormai da trentacinque anni.
Con un anniversario di questo tipo da celebrare, è presumibile immaginare un incremento nelle aspettative dei fans ed ecco che “Amazing disgrace”, pur “sconfitto” in partenza dai primi lavori della band britannica (in particolare l’ineguagliato esordio “A bit of what you fancy”), finisce per collocarsi tra gli episodi medio/alti di una carriera artistica sempre coerente, ma abbastanza fluttuante negli esiti artistici.
Nel disco troverete un po’ tutte le peculiarità tipiche dei nostri, ovvero quella miscela di rock, blues, soul, whisky, fumo, sporcizia, malinconia e Union Jack che rimanda direttamente a leggende come Rolling Stones, Mott the Hoople e The Faces, stavolta supportata anche da una manciata di belle canzoni, ottimamente interpretate dall’inconfondibile rasp e dall’attitudine istintiva di un’ugola intrisa di carisma ed empatia.
Con un pizzico di superiore incisività il giudizio sull’opera sarebbe stato anche più benevolo, e tuttavia è difficile non essere sedotti dal festoso rhythm n' bluesOriginal black eyed son”, dall’atmosfera lasciva di “Sinners serenade” o dalle calorose pulsazioni funky di “Seven deadly sins”, che vi costringeranno a scuotere a tempo il vostro deretano, magari in una situazione privata, per non incorrere in spiacevoli indecenze.
La title-track dell’albo mesce con buongusto ruffianeria e nostalgia, “Eve of the summertime” sembra uscita dal songbook del primo Rod Stewart e l’assolata “California blues” omaggia il mito della Pacific Coast aggiungendo all’impasto sonico inebrianti fragranze psichedeliche.
Il country-slowThis is it” conduce l’astante in pigri pomeriggi campestri, “Feels like a long time” piacerà anche agli estimatori dei Free, mentre “Slave #1” ammalia e conquista i sensi tramite una buona dose di grinta, leggermente carente nell’economia complessiva dell’opera.
Tocca, infatti, all’elegiaca “Dancing in Paris” continuare il programma, completato dall’accattivante “Medusa my girl”, una polverosa ballata in stile western piuttosto riuscita e convincente.
Fatalmente persa la sfida con il “glorioso passato” del gruppo, riconosciamo ai The Quireboys il merito di portare avanti le “loro” idee musicali con tenacia e forza espressiva. conservando un pizzico di straordinaria naiveté … tutto all’insegna di quella meravigliosa e innata “dannazione” chiamata Rock n’ Roll.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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