Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2019
Durata:49 min.
Etichetta:Listenable Records

Tracklist

  1. BURY THE PAIN
  2. THERE WILL BE CONSEQUENCES
  3. BLEEDING OUT
  4. THE TRUTH LIES BURIED
  5. LET THE WORLD BURN
  6. THE RED MIST DESCENDS
  7. WORLD OF MOUTH
  8. DEATHLESS AND DIVINE
  9. THE ONE YOU FEAR
  10. EVIL BY DESIGN

Line up

  • Dennis Gasser: drums
  • Kristian "Stan" Havard: guitars
  • Chris Shires: bass
  • Jay Walsh: vocals, guitars

Voto medio utenti

Per chi vi parla, gli Xentrix non sono un semplice gruppo del passato: per quanto vi possa sembrare esagerato, nella mia sfera personale il gruppo inglese è ben al di sopra di tanti mostri sacri della scena thrash mondiale (tipo Anthrax od Overkill) ed accanto a nomi che hanno scritto la storia di questa musica meravigliosa, come i Testament, tanto per dirne uno.

Anzi, se tralasciassimo i dischi della "vergogna" Kin e soprattutto Scourge (con Simon Gordon alla voce) e considerassimo solamente "Shattered Existence" ed il successivo "For Whose Advantage?" riterrei gli Xentrix tra gli esponenti più illuminati e vincenti di quella scena purtroppo ormai morente quando Chris Astley e soci deflagrarono con l'immortale "No Compromise", uno dei brani più indimenticabili di tutto il movimento. Preso a se' stante, sebbene fosse stato giudicato come una sorta di Metallica-ripoff, "Shattered Existence" è invece uno dei dischi thrash metal più importanti e significativi della mia personale raccolta, altro che gruppo minore o di serie B, che in ogni caso a cavallo degli anni '80-'90 vendette davvero tanto, tavolta più dei loro colleghi di oltreoceano.

A fronte di questa premessa, risulta ben facile comprendere come questa reunion, dopo ben 23 anni di silenzio discografico, risultasse per me un mero salto nel vuoto: assai difficile non rimpiangere il passato, anche a fronte dell'assenza proprio di Astley, il chitarrista cantante, che a parte qualche data live non se l'è sentita di far parte del nuovo progetto e per un gruppo come gli Xentrix in cui la voce carismatica e personalissima di Astley era davvero molto questo era veramente un colpo durissimo.

"Sopravvivono" gli storici Kristian Havard alla chitarra e Dennis Gasser alla batteria, presenti sin dal giorno 0, affiancati dal 2013 da Chris Shires al basso che sostituisce Paul MacKenzie: l'unica vera novità è quella a cui spetta il ruolo più complicato, ovvero proprio quello di non far rimpiangere l'ex lungocrinito Astley.

C'è riuscito?
Sì e no.
Cioè alla fine , perchè con gli ascolti (e nemmeno troppi, ne sono bastati 3) questo "Bury The Pain" vince la sfida più importante, ovvero quello di essere un disco "tanto per": è ottimamente suonato, ben prodotto, ci sono buonissimi spunti ed i brani sono validi. Rispetto al passato è un poco meno sparato, inizialmente potrete riscontrare la mancanza dell'impeto di una "No Compromise" (anche se nelle intenzioni "Let the World Burn" gli si affianca ed è uno dei brani migliori), impeto che arriva sorprendentemente nella seconda parte dell'album, tra un mid-tempos ed una fucilata, ed in generale l'unica cosa che veramente manca un poco è una attenzione particolare all'aspetto melodico, preferendo l'impatto, il groove se vogliamo, sebbene la scuola sia quella "benedetta" old: ne è testimone l'entusiasmante ed anthemica "The One You Fear", una mazzata di altri tempi.

In questo la voce del buon Jay Walsh, ex chitarrista di Blaze Bayley, effettivamente ci sta molto bene, è convincente ed è effettivamente quanto di più vicino, per stile, si potesse fare a quella di Astley, che durante le esibizioni live post reunion, quindi diciamo dal 2013 in poi, logicamente non aveva più la voce da 20enne come su disco, ma assai più bassa ed ispessita, come praticamente ce l'ha oggi il buon Walsh.

In definitiva, non si poteva avere degli Xentrix ventenni, almeno vocalmente parlando: per il resto invece senza arrivare ai livelli qualitativi dei succitati capolavori, "The Red Mist Descends", la titletrack, la furiosa "World of Mouth" e la già citata "Let the World Burn" sono delle bordate thrash vecchio stile, che dal vivo promettono sfracelli e che metterebbero a dura prova il mio vecchio collo ormai logorato dal troppo headbanging degli anni d'oro: Havard alla solista continua ad avere un eccellente buon gusto per le melodie e lo conferma lungo tutti i brani che compongono "Bury The Pain", davvero un inaspettato ed insperato comeback per il quartetto inglese su cui, in tutta sincerità, non avrei scommesso nemmeno un penny.

Bravi e mai patetici, anzi un ritorno coi fiocchi. Ben vengano delle reunion di questa portata, immortali Xentrix!

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 31 mag 2019 alle 00:47

fatemi sapere cosa ne pensate!

Inserito il 27 mag 2019 alle 16:07

per me fino a ''kin'' sono tutti capolavori da avere. Band superiore ai loro colleghi americani, leggendari Xentrix.

Inserito il 26 mag 2019 alle 15:33

beh la canzone nel player è molto buona! peccato solo per la mancata partecipazione di astley però se il sostituto se la cava bene come in bleeding out ne fa rimpiangere solo la figura ma a livello di performance se la cava egregiamente

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