Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2006
Durata:31 min.
Etichetta:Downfall

Tracklist

  1. TAEDIUM
  2. CUMSHOT ON THE HOLY CUNT
  3. TO NOWHERE
  4. ROOTS OF GUILT
  5. WEISSMATTEN STONE
  6. BLIND INFERNAL FATHERS
  7. SLAVES WITHOUT CHAINS
  8. THE HANGMAN WALK
  9. FESTERING CLAUSUR

Line up

  • Adventor: guitars, bass
  • Carnifex: vocals, guitars
  • Summum Algor: drums

Voto medio utenti

Nefarium è un nome che non giungerà nuovo a chi è già entrato in contatto con la scena metal estrema del nord-ovest italiano... Attivi fin dal 1997, arrivano a pubblicare il loro debutto "Praesidium" lo scorso anno per la svedese Downfall Records. E' un caso? Un colpo di fortuna? Assolutamente no, perchè i Nefarium suonano uno swedish black metal che non ha nulla da invidiare ai capostipiti del genere, se non fosse per il fatto che album come questi ne abbiamo ascoltati ormai a palate, e in tutte le salse. Un attacco diretto e brutale fatto di violenza e odio nei confronti del cristianesimo, che fa dell'aggressività la sua arma migliore, da affilare e lucidare per tutta la (scarsa) durata dell'album. Naturalmente il compito di condurre i pezzi su questo selvaggio percorso spetta all'indiavolato drumming di Summur Algor, una vera e propria macchina da guerra! Peccato per i suoni un pò troppo chiari, da band death metal tanto per intenderci. Un set più cavernoso avrebbe dato ancora più spessore ad un lavoro dietro le pelli che spicca comunque per potenza e precisione. Ma è proprio lo stile scelto dalla band a richiedere questo, come vale anche per il tagliente riffing della coppia di chitarristi, mai fuori posto con le loro melodie diaboliche. Completa il quadro il classico screaming di Carnifex, che non si discosta più di tanto da quanto mostrato dai maestri del genere. Il cortissimo lavoro (supera a malapena la mezz'ora) mostra alcuni episodi di spessore davvero notevole, come la velocissima "Roots Of Guilt" o la perversa "Slaves Without Chains", che mostra la band a suo agio anche con tempi meno forsennati. Peccato per l'alternanza con brani invece più canonici e meno ispirati, ma è anche il tipo di musica a non concedere troppa libertà per quanto riguarda le composizioni. Niente tastiere, niente sperimentazioni, niente voci femminili, niente intermezzi acustici, niente di tutto ciò! Solo ruvidissimo black metal 'in your face', per farvi passare trenta minuti come se foste presi a pugni in faccia da una crew di motociclisti all'autogrill.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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