Aria - The Curse Of The Seas

Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2019
Durata:73 min.
Etichetta:Sliptrick/M2BA

Tracklist

  1. RACE FOR GLORY
  2. VARYAG
  3. LUCIFER
  4. HARD TO BE GOD
  5. LET IT BE
  6. LUST RUN
  7. ALIVE
  8. KILL THE DRAGON
  9. SMOKE WITHOUT FIRE
  10. FROM SUNSET TO SUNRISE
  11. CURSE OF THE SEAS

Line up

  • Vladimir Holstinin – Guitar
  • Vitaly Dubinin – Bass Guitar / Backing Vocals
  • Mikhail Zhitnyakov – Vocals
  • Sergey Popov – Guitar
  • Maxim Udalov – Drums

Voto medio utenti

Ed eccoli qui gli "Iron Maiden russi", così come sono accreditati in patria.
E sicuramente un pò Iron Maiden lo sono in quanto, primo, suonano power-classix metal e, secondo, in Russia e in molti paesi dell'Est sono delle vere e proprie istituzioni
Ma ...
Sarà per la lingua - i testi sono rigorosamente in madrelingua - e per un gruppo che si definisce "text-oriented" è un bell'ostacolo per noi europei, sarà perchè qualsiasi lingua che non sia l'inglese secondo me " non è metal", questi Aria non riescono ad entusiasmarmi.
Sia chiaro, la band ha classe da vendere, suona bene, ha un singer dall'ugola chiara e potente - quasi lirica a tratti - e i dischi sono ottimamente prodotti ( come producer, direttore del missaggio e supervisore hanno assunto l'illustre Roy Z che ha lavorato con Helloween, Judas Priest e Bruce Dikinson.), però manca qualcosa, manca la scintilla che faccia accendere il fuoco, quel fuoco che ti fa entrare la loro musica nelle vene.
"The Curse of The Sea" ti entra ma non ti rimane dentro, non so se rendo l'idea.
ll suono generale richiama l'heavy classico degli anni ottanta ("Lucifer" sa di NWOBHM ) con elementi power e thrash ma sopratuitto con tante linee melodiche nella voce e negli arrangiamenti, è un album molto corposo ed eterogeneo, con la titletrack finale che supera i dodici minuti.
Non pensate di cavarvela con un ascolto superficiale, bisogna far girare più volte il dischetto sul piatto prima di assimilare il tutto ma il problema viene dopo .. cosa rimane nel piatto? Un gustoso retrogusto, come il sapore di un bel piatto, ma che forse non vorrete più mangiare, per rivolgervi su altre cibarie
Un album che probabilmente molti valuteranno come "capolavoro" e che indubbiamente ha molte potenzialità, ma che per me rimane un pò troppo pretestuoso e complesso




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Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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