Marshall - Pages from the Past: Tome I

Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:57 min.
Etichetta:PMP Production
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. MISSION: EMPIRE
  2. THE CALL OF THE BANSHEE
  3. VICTIMS OF SCIENCE
  4. FLOWERS OF HELL
  5. THERMOPYLAE
  6. PENTEKONTER
  7. HUMAN QUEST
  8. BY THE LIGHT OF LADY MOON
  9. KRAKATAU
  10. KNIGHTS OF THE BLACK CROSS

Line up

  • Bruno Masulli: vocals
  • Joe Dardano: guitars
  • Ly Holestone: bass
  • Marco Signore: keyboards, vocals
  • Lino Mazzola: drums, vocals
  • Marilena Pace: soprano

Voto medio utenti

Sono passati poco meno di due anni dal valido debutto che li aveva imposti all'attenzione della critica come una promettente realtà del metal italiano. Il sottoscritto quel disco lo aveva ascoltato poco, però era rimasto favorevolmente impressionato da una band che, seppure non eclatante, pareva essere in possesso di tutti i numeri per esplodere.
E così eccoci qui, con il promo del loro nuovo lavoro tra le mani, a dirci che forse questa volta questa band potrebbe essere pronta per il grande botto...
Sì, perché "Pages from the past" è molto di più di un buon disco di metal italiano, ma si avvicina dannatamente al capolavoro, tanto è ampio lo spettro di sonorità all'interno delle quali si muove: complesso e lineare, melodico ed estremo, epico e moderno... insomma, ce n'è abbastanza per perderci la testa, ma nello stesso tempo non si può non rimanere incantati davanti alla bellezza delle architetture musicali tirate in piedi da questi giovani partenopei...
Disco a sfondo storico, almeno a giudicare dai titoli delle songs (non sono in possesso dei testi purtroppo!), che si apre con un riff che è quasi death metal nella sua ferocia, ma che si stempera immediatamente in una cavalcata epica e sontuosa di ampio respiro, in cui le tastiere hanno un ruolo fondamentale nel punteggiare ritmiche di notevole complessità, e le linee vocali sono sempre coinvolgenti e mai banali: in poco più di sette minuti c'è già tutto ciò che potete aspettarvi da questa band!
L'impianto generale è sicuramente classic, epic metal, (ricordano un po' dei Rising Fear più tecnici, tanto per capirci), ma definirli in questi termini sarebbe senza dubbio riduttivo: già nell'opener "Mission: Empire" si nota come l'elemento prog sia spesso presente, nella forma di riffs intricati e complessi, e ritmiche dispari, mentre nella successiva "The call of the Banshee" fanno si trovano associati cori lirici alla Nightwish e vocals in screaming, per un brano sempre molto efficace, ma anche notevolmente complesso.
Persino gli intermezzi strumentali non sono dei semplici riempitivi, ma risultano straordinariamente funzionali alla piena riuscita del disco: notevole la pianistica "Victims of science", che introduce la massiccia "Flowers from hell", dotata di un ritornello dal sapore gothic veramente bello e coinvolgente.
Il vero masterpiece arriva però con "Thermopylae": otto minuti assolutamente mastodontici, un brano che per respiro epico ricorda dannatamente i primissimi Manowar o gli Omen di "Battle cry", una narrazione sontuosa del tremendo scontro che vide i famosi trecento opliti di Leonida difendere soli contro migliaia di Persiani l'angusto passo delle Termopili, un episodio che è finito in ogni libro di storia militare e che ha ispirato poeti e cantori di ogni generazione... e bisogna dire che l'interpretazione data dai Marshall è assolutamente magistrale, arricchita da un'apertura acustica nel finale che è assolutamente da brividi, e che ci conferma ancora una volta la loro classe fuori dal comune.
Bella anche la cadenzata "Human quest", mentre l'emozionante ballata piano e voce "By the light of Lady Moon" ci introduce alla lunghissima "Krakatan", l'episodio più intricato dell'intero lavoro, e l'unico, a mio parere, in cui la band perde un po' il senso della misura, lanciandosi in partiture progressive che mi hanno ricordato non poco i Rush, e unendole a sfuriate estreme, con tanto di growling vocals, non riuscendo purtroppo sempre ad essere pienamente convincenti, nonostante la bellissima apertura melodica del ritornello.
Chiude "Knights of the black cross", un episodio tutto sommato lineare, una poderosa cavalcata stile Grave Digger, ideale per chiudere un lavoro che ha comunque nell'heavy più puro e incontaminato il suo punto di riferimento principale.
Unico difetto di questo lavoro pare essere la sua produzione, decisamente troppo "amatoriale" per un prodotto così ambizioso: le chitarre non suonano piene come dovrebbero, e in generale l'amalgama tra gli strumenti non è sempre efficace. Al di là di questo inconveniente, sicuramente dovuto alla scarsità del budget a disposizione, questo è sicuramente un album da incorniciare, per una band che potrebbe tranquillamente diventare una certezza nel panorama europeo! Per adesso aspettiamoli dal vivo nel tour che partirà a marzo e che toccherà le principali città della penisola... comprate "Pages from the Past", questi ragazzi hanno bisogno di tutto il vostro supporto!
Recensione a cura di Luca Franceschini

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