Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:46 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. BLESSING
  2. SON OF THE SKY
  3. OLD TREE
  4. CHANGELING
  5. ANCIENT ASTRONAUT
  6. VISIONS OF A.O.S.
  7. A SYLVAN SIGN
  8. WILDERNESS SPIRIT
  9. OTHERWORLD ENVOY
  10. BIRTHMARK
  11. JOURNEY TO CARNAC
  12. LIMINAL NIGHT
  13. CLOSING CIRCLES

Line up

  • Mathew Kvohst McNerney: vocals
  • Andrew McIvor: acoustic guitars
  • Kimmo Helén: piano, keys, viola, bass guitar
  • Jukka Rämänen: drums, percussion, bass guitar
  • Jesse Heikkinen: lead guitar, acoustic guitars, 12-string guitars
  • Antti Haapapuro: sound effects, field recordings
  • Marja Konttinen: vocals, percussion
  • Daniel Pioro: violin
  • Dirk Campbell: flutes, duduk

Voto medio utenti

Ottimo ritorno sulle scene per gli Hexvessel, band che muove i primi passi quasi otto anni fa, e che ha rilasciato già tre lavori, inediti in Italia. Freschi però di un contratto con la seminale Century Media, il gruppo finlandese (capitanato però dall’inglese Mathew McNerney) dà alle stampe un lavoro che può finalmente vantare dell’attenzione della distribuzione meritata. Per comprendere la band, è meglio riassumere la carriera del proprio frontman e membro fondatore. Mathew Khvost McNerney è praticamente già un veterano della scena musicale. Cantante poliedrico, che ha militato in act di svariato tipo, dall’electro-pop degli anni 80 al metal estremo, fino a giungere nella terra dei laghi, dove con la moglie Marja Konttinen ha dato vita a questo straordinario combo, diverso da tutto ciò che ha suonato in precedenza. Gli Hexvessel infatti affondano le proprie radici nella musica folk più sperimentale e prossima al rock.

Un’estetica pagana, un suono sciamanico che pesca dall’estetica psichedelica e progressive; tutto condito da un approccio neo-folk, dove la fan da padrone gli strumenti acustici e i vocalizzi magici di McNerney. All Tree è un lavoro molto variegato, intellettuale, in grado di mantenere costante l’attenzione dell’ascoltatore, fino a toccare apici inimmaginabili. “Son Of The Sky”, “Changeling”, “Old Tree” o “Ancient Astronaut” sono dichiarazioni d’amore al folk chitarristico, a volte addirittura velato da un gusto che riflette gruppi seminali come Sol Invictus o Death In June, conterranei di McNerney. Ma c’è anche spazio per venature prog e psichedeliche. Il cantautorismo di un Syd Barret in veste scandinava, se non una parafrasi dei King Crimson. La magnifica “Birthmark” pare composta da Greg Lake e Robert Fripp, ed è praticamente il brano migliore che la band possa aver mai scritto.

Un lavoro splendido, ritualistico, che accompagna nei sogni come nella realtà. Parecchio lontano da quello che possiamo definire heavy metal, ma comunque più vicino di quanto si immagini, visto che vengono riproposte le linee guida degli anni 60 e 70 che poi avrebbero aperto la strada alle amate chitarre elettriche che conosciamo oggi. Una piccola e umile gemma, pronta ad esplodere e conquistare chiunque sia devoto alla grande musica.

Consigliatissimo a chi è avido di quelle atmosfere che solo il folk etereo riesce a realizzare.
Recensione a cura di Max Firinu

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