Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2019
Durata:54 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. FALLEN WALLS AND PEDESTALS
  2. BEASTS IN OUR TIME
  3. UNDER THE EYE OF THE SUN
  4. UNDERGROUND RAILROAD
  5. THOSE GOLDEN WINGS
  6. SHADOW AND FLAME
  7. HUNGRY YEARS
  8. DESCENT
  9. CONFLICT
  10. PEACE

Line up

  • Steve Hackett: electric & acoustic guitars, 12 strings, dobro, bass, harmonica, vocals
  • Gulli Briem: drums, percussion
  • Dick Driver: double bass
  • Benedict Fenner: keyboards & programming
  • John Hackett: flute
  • Roger King: keyboards, programming & orchestral arrangements
  • Amanda Lehmann: vocals
  • Durga McBroom: vocals
  • Lorelei McBroom: vocals
  • Malik Mansurov: tar
  • Sheema Mukherjee: sitar
  • Gary O’Toole: drums
  • Simon Phillips: drums
  • Jonas Reingold: bass
  • Paul Stillwell: didgeridoo
  • Christine Townsend: violin, viola
  • Rob Townsend: tenor sax, flute, duduk, bass clarinet
  • Nick D’Virgilio: drums

Voto medio utenti

69 anni e non sentirli. Si potrebbe riassumere così l'ennesima uscita discografica di Steve Hackett, indimenticato chitarrista dei Genesis progressivi.

Coadiuvato come sempre da un cast d'eccellenza (cito solo Durga McBroom e Simon Phillips per farvi venire un po' d'acquolina), l'artista inglese dimostra ancora una volta - se mai ce ne fosse bisogno - di essere innanzitutto un compositore di primo livello, ancor prima che un virtuoso della sei-corde.

L'attacco strumentale dal sapore teatrale e drammatico di "Fallen Walls And Pedestals" vale da solo l'attesa di "Beasts In Our Time", episodio diviso tra eleganza (con un assolo di sax da brividi di Rob Townsend) e carattere (la seconda metà più "maschia" dal finale crimsonico). La dinamica "Under The Eye Of The Sun" - che strizza l'occhio agli Yes nei cori - prelude ad "Underground Railroad", dove si fondono musica gospel, prog e atmosfere che definirei desertiche.

"Those Golden Wings" è, per quanto mi riguarda, "il" pezzo dell'album, in cui il gusto pop di Hackett si sposa con quelle tessiture sinfoniche che nel passato sarebbero state affidate al Mellotron. "Shadow And Flame" rievoca "West To East", cantata da Kobi Farhi nel precedente lavoro "The Night Siren", mentre "Hungry Years" è più disimpegnata senza essere banale. Il trittico finale suona come un'unica lunga suite: prima l'ostinato di memoria holstiana ("Descent"), poi i colori dell'intera orchestra ("Conflict") e infine lo struggente epilogo ("Peace").

Applausi scroscianti.

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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Inserito il 23 gen 2019 alle 12:04

Certezza assoluta!!!!!!

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