Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:40 min.
Etichetta:Indecision

Tracklist

  1. RISE
  2. OUR ENEMIES
  3. WAKE OF ORION
  4. JUST ANOTHER PRETTY FACE
  5. SAVIOR, SAINT, SALVATION
  6. TURNS COLD TO THE TOUCH
  7. PORTRAIT OF THE GODDESS
  8. ILL PART TWO
  9. I DREAM OF JULY
  10. INSOMNIAC

Line up

  • Brandan Schieppati: Vocals
  • Brian Leppke: Guitar
  • Scott Danough: Guitar
  • Ryan Wombacher: Bass, Backing vocals
  • Derek Youngsma: Drums
  • Molly Street: Keyboards

Voto medio utenti

Secondo disco per i Bleeding Through, anche se composto per metà da brani già apparsi nel primissimo lavoro della band di Orange County, ossia quel " Dust To Ashes " uscito nel 2001 per la microscopica Prime Directive. Un debutto che aveva fatto presagire grandissime potenzialità per questo sestetto, visto l'alta qualità del loro deathcore di stampo svedese. La line up è immutata, quindi ritroviamo il grandissimo vocalist Brandan Schieppati, sempre ottimo nel suo screaming hardcore che spesso sfocia in un growling comunque dosato con parsimonia. La coppia di chitarristi, Scott Danough e Brian Leppke, uniti nel creare un mastodontico wall of sound con un riffing serratissimo che sa essere vario e dinamico allo stesso tempo. La sezione ritmica è precisa, con un drummer, Derek Youngsma, che ha del tentacolare!!! Ed infine la sempre graziosa Marta Street alle tastiere, vero fiore all'occhiello per questi Bleeding Through, perché musicista di assoluto valore capace com'è di decorare, mai a caso, tutti i brani, con interventi sempre azzeccati e ricercati. Ai quattro vecchi brani, qui comunque riproposti con altri arrangiamenti, Schieppati e soci aggiungono altre 6 tracce, le quali non portano nessuna modifica radicale ( a parte qualche timido accenno a delle clean vocals, mai zuccherose ma, anzi, pregne di significato in un contesto così concitato ) nel sound della band, cosa per altro naturale dopo soli 12 mesi di gestazione, ma che hanno comunque il merito di darci un quadro preciso di come suonano i Bleeding Through all'alba del 2002. Una macchina da guerra che non sbaglia un colpo, sei musicisti che procedono a passo spedito verso un futuro che non può che apparire roseo, dato che al secondo giro nell'indiavolato mondo discografico, riescono a piazzare una seconda vittoria. Netta, tanto per essere chiari, visto che cominciano a lasciarsi dietro, e di molto anche, una grandissima fetta di una concorrenza che, come spesso accade quando ci si accoda ad un trend nel pieno della sua esplosione, non ha capito i suoi limiti. Deathcore non significa solo pestare come dei fabbri, o tirare come degli asini. Forse si dovrebbe andare a lezione dai Bleeding Through...e le cose si capirebbero molto meglio. Bleeding Through? I MAESTRI...Gli altri ( quasi tutti... )? ...si accomodino dietro la lavagna.
Recensione a cura di Andrea 'ELASTIKO' Pizzini

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