Gabriels - Fist Of The Seven Stars (Act 2) - Hokuto Brothers

Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2018
Durata:64 min.
Etichetta:Rockshots Records

Tracklist

  1. THE SEARCH OF WATER BIRD
  2. COBRA CLAN
  3. END OF COBRA
  4. I SEE AGAIN
  5. SCREAM MY NAME
  6. MIRACLE LAND
  7. I'M A GENIUS
  8. LOOKING FOR YOUR BROTHER
  9. MYTH OF CASSANDRA
  10. REUNION
  11. LEGEND OF FEAR
  12. KING OF FIST
  13. HEART OF MADNESS

Line up

  • Gabriels: keyboards, backing vocals
  • Wild Steel: vocals
  • Jo Lombardo: vocals
  • Rachel Lungs: vocals
  • Dario Grillo: vocals
  • Alfonso Giordano: vocals
  • Iliour Griften: vocals
  • Antonio Peceri: vocals
  • Dave Dall'Orto: vocals
  • Beatrice Bini: vocals
  • Matt Bernardi: vocals
  • Antonio Gilberto: guitars
  • Francesco Ivan Santo Dall'O: guitars
  • Stefano Calvagno: guitars
  • Antonio Pantano: guitars
  • Stefano Filoramo: guitars
  • Tommy Vitaly: guitars
  • Frank Caruso: guitars
  • Andrew Spane: guitars
  • Dario Domovik: guitars
  • Dino Fiorenza: bass
  • Beto Vazquez: bass
  • Adrian Smith: bass
  • Fabio Zunino: bass
  • Arkadiusz E. Ruth: bass
  • Simone Alberti: drums
  • Mattia Stanciou: drums
  • Michele Sanna: drums
  • Giovanni Maucieri: drums
  • Salvo Pennisi: drums

Voto medio utenti

La trilogia di Gabriels ispirata a Ken il Guerriero arriva al suo secondo capitolo con questo “Hokuto Brothers”. Cosa è cambiato rispetto al precedente “Fist Of Steel”? Non molto a dire il vero. Se da una parte il tastierista nostrano è passato sotto l’ala protettrice dell’ottima Rockshots Records (buon per lui), dall’altra quelli che erano i limiti riscontrati nel sopraccitato primo capitolo non sono stati, a mio avviso, del tutto superati…

Per prima cosa c’è da dire che il sound di “Hokuto Brothers” è molto più orientato all’hard rock ottantiano che al power metal: tracce come l’introduttiva “The Search Of Water Bird” o “Looking For Your Brother” difficilmente non rievocano l’istrionico Malmsteen, così come è semplice trovare qua e là chiari rimandi all’opera di Whitesnake (“Myth Of Cassandra”), Dio (“Scream My Name”) o Rainbow (“Legend Of Fear” ricorda fin troppo bene “Babylon”). Questa “voglia di Eighties” si riflette in un uso più misurato della keytar in favore dell’Hammond (protagonista nell’orecchiabile “I’m A Genius”) e del pianoforte (“I See Again”, “Reunion”).

Oggi come allora però, manca quel guizzo che invogli a riascoltare l’album, forse per la produzione modesta - vero e proprio “tallone d’Achille” per Gabriels - o per la proposta troppo derivativa e, ora come ora, molto poco heavy.

Che sia la terza la volta buona?

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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