Manes - Slow Motion Death Sequence

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:44 min.
Etichetta:Debemur Morti Productions

Tracklist

  1. ENDETIDSTEGN
  2. SCION
  3. CHEMICAL HERITAGE
  4. THERAPISM
  5. LAST RESORT
  6. POISON ENOUGH FOR EVERYONE
  7. BUILDING THE SHIP OF THESEUS
  8. NIGHT VISION
  9. ATER

Line up

  • Tor-Helge Skei: guitars, keyboards, programming
  • Torstein Parelius: bass
  • Rune Hoemsnes: drums, keyboards, vocals (additional)
  • Eivind Fjoseide: guitars, keyboards
  • Asgeir Hatlen: vocals
  • Tor-Arne Helgesen: drums

Voto medio utenti

"Slow Motion Death Sequence" è un album che ha a che fare con la morte e con il morire: niente male, direi, per un lavoro che esce in piena estate, in una stagione in cui si pensa alle vacanze, al mare, al relax, non certo alla signora falciatrice.
Tuttavia i Manes alle "stranezze" (come non citare il rap in francese di "Come to Pass" da "How the World Came to an End" del 2007?) ci hanno abituato ed aspettarsi da loro qualcosa di vagamente normale appare pura utopia.
Prendete "Under ein Blodraud Maane", il loro esordio discografico, e paragonate quel black metal desolato e inquietante, tra i migliori mai partoriti dal sottobosco norvegese, a quello che il gruppo ha suonato, poi, nei dischi successivi o a quello che ascolterete nel nuovo lavoro: lo shock è assicurato.
I Manes, in verità, non si sono mai posti limiti e non hanno mai cercato di accontentare il loro pubblico (ammesso ne abbiano mai avuto uno), suonando, dunque, solo quello che avevano voglia di suonare con il risultato, ovvio, di essersi inimicati tutti i metallari duri e puri e di non avere un vero e proprio target di riferimento per la propria proposta.
"Slow Motion Death Sequence" si inserisce, perfettamente, all'interno di quanto appena detto.
Impossibile classificare l'album sotto una bandiera specifica, impossibile considerarlo un disco metal, impossibile considerarlo un disco anche semplicemente "rock".
Eppure è un album "dedicato" alla morte.
Privo di luce, freddo, quasi impalpabile.
Un album nel quale Tor-Helge Skei e soci giocano con l'elettronica, portando a volte alla mente gli ultimi Ulver, con il trip hop, con il drum & bass, con il synth pop, tutti aspetti che fluiscono all'interno di brani tutto sommato "semplici", facili da memorizzare, soprattutto nella prima parte dell'album, diretti ed affascinanti per quella patina melanconica e fredda alla quale accennavo in alto.
E le chitarre?
Ci sono e sono anche "dure".
Certo, non aspettatevi il metallo tetesco... ma, qui e la, sarete sorpresi da inflessioni che metterebbero d'accordo Pink Floyd, Anathema e Katatonia degli ultimi anni e gli In the Woods più ariosi con l'avvertimento che, dietro l'angolo, è sempre in agguato la partitura "obliqua", il sintetizzatore che fa molto avanguardia, o la schizzata voce di Asgeir Hatlen, un cantante che io letteralmente adoro per il pathos che riesce ad infondere anche nel più cretino dei ritornelli o nella più scontata delle melodie.
I Manes, e qui lo confermano in pieno, sono un gruppo da amare o da odiare, un gruppo che non metterà mai tutti d'accordo e che dividerà gli ascoltatori tra chi ne accetta la "follia" e la genialità e chi ne disprezza l'evoluzione e il loro voler essere un'altra cosa rispetto all'Heavy Metal nel quale, ricordiamolo, i nostri sono "nati".
Per quanto mi concerne "Slow Motion Death Sequence", uscito per Debemur Morti Productions a quattro anni di distanza da quello che avrebbe dovuto essere l'ultimo album dei Manes, è un lavoro splendido, ricco di sensazioni cangianti, deliziosamente triste e quasi impalpabile del suo essere asettico.
Un album, dunque, del quale potersi innamorare ma non, certo, un album facile o che percorre i sentieri "sicuri" del nostro pubblico virtuale.

Magari provate a dargli una possibilità.

Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 set 2018 alle 15:53

Meglio del precedente... certo che sono bravi ad ingarbugliare le carte... i "veri" Manes sono oggi i Manii (in cui è tornato Sargatanas alla voce), mentre i Manes sono di fatto un altro gruppo che nulla ha in comune - musicalmente parlando - con il gruppo che ha inciso "Under ein Blodraud Maane". Ufficio complicazioni affari semplici. P.s. continua a non funziona l'edit dei commenti.

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