Copertina 7

Info

Anno di uscita:2018
Durata:61 min.
Etichetta:AFM Records

Tracklist

  1. THE FIRE BETWEEN US
  2. SIGN OF NO RETURN
  3. THE OFFERING
  4. RIVER
  5. THE SECOND SON
  6. THE DEVIL’S HAND
  7. INTO THE LIGHT
  8. SCARLET ANGEL
  9. THE AWAKENING
  10. THE PATH (INSTRUMENTAL)
  11. FOREVER LOST
  12. THE GHOSTS OF INNOCENCE

Line up

  • Matt Marinelli: vocals, guitars
  • Ken Fobert: guitars
  • Trevor Mcbride: bass
  • Sean Werlick: keyboards
  • Sean Dowell: drums

Voto medio utenti

A pochi mesi di distanza dalla pubblicazione della ri-registrazione di "World Of Silence", tornano con un album tutto nuovo i Borealis, band canadese tanto coerente quanto, ahimè, già prevedibile.

Non è cambiato pressoché nulla nella loro proposta che avevo a suo tempo definito "heavy-power-symphonic-gothic-prog", ma devo riconoscere un lieve miglioramento sul fronte della scrittura, più coesa ed essenziale in questo "The Offering" - concept album ispirato dalla passione di Matt Marinelli per i film horror - rispetto al recente passato.

"The Fire Between Us" è una buona opener, efficace nella sua semplicità e nei suoi riusciti contrasti dinamici. "Sign Of No Return" è un mid-tempo roccioso a cavallo tra Kamelot ed Evergrey, mentre la titletrack spicca per l'interpretazione del sopraccitato Marinelli, molto "Allen-style". "River" rimanda al migliore power-prog nostrano (penso ai DGM), così come la successiva "The Second Son", con il bel solo di synth di Sean Werlick. "The Devil's Hand" è una ballad un po' anonima dall'inappropriato break elettrico prima dell'epica e ruggente "Into The Light". La piacevole power ballad "Scarlet Angel" - con la guest Sarah Dee - sfocia nella lineare e melodica "The Awakening". Non si spiega la strumentale "The Path", e lascia un po' perplessi anche "Forever Lost", episodio che strizza l'occhio allo speed metal ma che viene soffocato dalle pesanti orchestrazioni. Il colpo di coda finale si intitola "The Ghosts Of Innocence", nove minuti dalle tinte progressive e teatrali impreziositi dal ritorno della brava Sarah Dee.

Altro mezzo punto decurtato per i troppi fade-out (e pensatelo un finale, cribbio).

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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