Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:44 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. RAISING HELL
  2. BITTER SWEET
  3. FAITH IN MADNESS
  4. I'M GONNA LIVE FOREVER
  5. SCREAM
  6. SURELY LOVE IS DEAD
  7. THE KIDS OF TODAY (DON'T UNDERSTAND THE BLUES)
  8. WHEREVER YOU GO
  9. FIELD OF LIES

Line up

  • Tony Martin: vocals, bass, drums
  • Geoff Nicholls: keyboards
  • Cozy Powell: drums on "raising hell"
  • Joe Harford: guitar

Voto medio utenti

Come accade a molti dei loro "vecchi" fans, anche per il sottoscritto è piuttosto naturale identificare la stagione migliore dei fondamentali (e qui non si può essere smentiti) Black Sabbath con i loro incredibili singers Ozzy Osbourne e R.J. Dio, due veri e propri "colossi" del panorama hard'n'heavy di tutti i tempi.
Questo non deve però sminuire il grandissimo valore di Tony Martin, un vocalist strepitoso capace di contribuire con la sua virile laringe a dischi eccellenti come "The eternal idol", "Headless cross" e "Tyr", senza dimenticare la sua partecipazione in lavori dall'ispirazione collettiva leggermente inferiore come "Cross purposes" e "Forbidden", fatto che, tra l'altro, gli consente di attestarsi al secondo posto nella classifica delle "presenze" per la gestione del microfono all'interno della ricca discografia dei Sabbath, subito dietro al mitico "zio" Ozzy.
Dopo aver preso parte a vari progetti (tra i quali ricordiamo anche quelli con i nostri Dario "The Cage" Mollo e Aldo Giuntini) è arrivato per Tony il momento di dare alle stampe un secondo album da solista (personalmente ignoravo completamente l'esistenza di "Back to where I belong", uscito successivamente alla decisione dei Sabs di non usufruire più dei suoi servigi per perseguire l'effimera reunion con Ronnie James Padovano di "Dehumanizer", e ormai diventato un vero e proprio "collectors item"), nel quale si occupa anche di basso e tamburi (escludendo l'opener "Raising hell" dove le parti di batteria sono appannaggio del compianto Cozy Powell, rivelando, quindi, una genesi del brano piuttosto "datata"), affidando le tastiere a Geoff Nicholls (pure lui fedele collaboratore dei Sabbath) e la conduzione delle chitarre a Joe Harford, che altri non è che il suo figlio più giovane.
Ebbene, questo "Scream" è davvero un "signor" album, in cui il nerbo dell'hard rock classico si mescola all'ossianicità del doom, tra Rainbow e gli stessi Black Sabbath dell'epoca Dio, ritrovando quell'atmosfera evocativa ed epica che alimentava la bellezza del trittico "The eternal idol", "Headless Cross" e "Tyr", il tutto abilmente orchestrato da un Martin in forma smagliante.
Arrivando alla disamina dei singoli brani, si comincia con "Raising hell" che irrompe con tutta la forza e l'attrazione irrefrenabile dell'Arcobaleno più radioso del rock e si prosegue con l'andamento plumbeo e poderoso di "Bitter sweet" che coinvolge con il suo fascino conturbante, con le porzioni acustiche e il crescendo di "Faith in madness" che dispensano emozioni ed intensità senza risparmiarsi (che pezzo!) e con il corollario di tastiere di "I'm gonna live forever" che supporta abilmente un riff e un refrain catalizzanti.
"Scream", dal canto suo, è molto trascinante nella sua dirompente costruzione musicale (bello il break di violino) e "luminosità" e "consistenza" artistica si dilatano ancora di più nel mid-tempo cangiante "Surely love is dead" (con tanto d'arabeschi strumentali e un vivace drum work), laddove il lieve tocco Zeppeliniano che anima la deliziosa ballata "Wherever you go" offre l'opportuno momento di riflessione prima che i suadenti tasti d'avorio e il guitar sound di "Field of lies" ci riportino alle ambientazioni dalle tinte fosche e suggestive tanto care al nostro Tony, che si dimostra, qui come in tutto il resto del dischetto, un autentico grande "stregone" delle corde vocali, in grado d'incantare letteralmente per estensione e per tutte le loro volubili, magnetiche ed enfatiche sfumature.
Niente male, infine, anche la maggiore "leggerezza" e l'ironia (ma forse anche una piccola verità) che un titolo come "The kids of today (don't understand the blues)" quasi inevitabilmente porta con sé, con le sue caratteristiche, in ogni caso, un po' avulse dal clima generale del disco.
"Scream" è, dunque, un Cd che non assegna alla "novità" le sue ambizioni d'affermazione, ma che si rivolge a chi apprezza quei suoni "classici" dei quali Tony Martin è attualmente uno degli interpreti maggiormente credibili e qualificati, con una classe che merita anche di più dell'attenzione che fino ad oggi gli è stata riservata dal pubblico.
Ottime qualità individuali e buonissime canzoni che potranno essere verificate direttamente "de visu" nel live tour europeo (con diverse date anche in Italia) in corso di svolgimento e non ci si può presentare a quest'appuntamento senza la dovuta preparazione ... acquistare e "studiare" please ...
Recensione a cura di Marco Aimasso

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