Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:58 min.
Etichetta:Burning Star
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. AN DOUAR ELEH MON GANET
  2. AN DEIZ RUZ
  3. DAHUD
  4. AR KORRGIGAN DU
  5. ETRE DOUAE MOR
  6. EPONA (PART 1)
  7. EPONA (PART 2)
  8. ENEZ GLAZ
  9. KAN AR KERN
  10. SON AR EVEREZH
  11. HEOL TELWEN
  12. YNIS WITRINN

Line up

  • Gwadsec'hedik Kraban: vocals, electric, acoustic guitars, bimbarde, tin, low whistles
  • Hades: clean vocals, tin, low whistles
  • Ossian: electric, acoustic guitars
  • Mylgaon Vibuc'h: bass
  • Yskithyrwynn: drums

Voto medio utenti

Ed ecco che una delle sorprese dell'anno arriva dalla label greca Burning Star Records, con questi francesi Heol Telwen, manipolo di eroi d'altri tempi, in grado di fondere in maniera sbalorditiva il Black Metal, il Pagan Metal ed il Folk celtico/irlandese. Questi cinque ragazzi, attivi dal 1999 e con alle spalle qualche tour importante in Germania ed in Francia (di supporto a Cruachan - dai quali hanno sicuramente attinto per la formazione del loro suono - ed ai Suidakra) riportano le antiche divinità Bretoni sulla Terra a dimorare in antiche foreste ed in altissime montagne, dipingendo cerchi druidici in ancestrali riti pagani. 'An Deiz Ruz' è un dischetto di ottima fattura, infarcito di cantici vichinghici, di sfuriate blackissime (ed anche la produzione è di chiaro stampo Old School, quasi in omaggio ai glorioso "padri" Bathory), di armonie folk (gli strumenti utilizzati sono reali dell'epoca, ed anche in studio è stato utilizzato il supporto di tre musicisti specializzati nel campo), di atmosfere umide e corpose. L'antico spirito Pagano è vivo e vegeto, e le note di Heol Telwen (che in linguaggio Bretone significa Sole Nero) lo dimostrano ampiamente. Bellissima sorpresa di metà fine anno. Papabile la nomination all'interno del Poll di fine anno di noi piccoli aiutanti di Satan Claus. In alto i calici, che le danze comincino e che le vergini smettano le loro trasparenti vesti in onore degli spiriti che una volta furono. Che il cerchio druidico illumini questa notte stellata.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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