Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:47 min.
Etichetta:Karisma Records

Tracklist

  1. LOVER, LOWER ME DOWN!
  2. NIGHT HITCHER
  3. BEFORE THE HELMETS
  4. ISABEL - A REPORT TO AN ACADEMY
  5. SCENES FROM EDISON'S BLACK MARIA
  6. MADELEINE CRUMBLES
  7. BASEBALL
  8. STRAWBERRY SUICIDE
  9. BLACKBOX

Line up

  • Jon Ivar Kollbotn: lead vocals
  • Eivind Gammersvik: bass, backing vocals
  • Lars Christian Bjørknes: piano, synth, organs, programming, notation, backing vocals
  • Sondre Sagstad Veland: drums, percussion, backing vocals
  • Sondre Rafoss Skollevoll: guitar, backing vocals
  • Øystein Bech-Eriksen: guitar
  • Claudia Cox: violin, backing vocals
  • Linn Frøkedal: guest vocals

Voto medio utenti

Ci ha impiegato un po' a conquistarmi la nuova opera dei Major Parkinson, ma alla fine ce l'ha fatta. "Blackbox" è sì molto diverso dal suo predecessore (forse anche a causa della formazione pesantemente rimaneggiata), ma ha un fascino tutto suo che emerge in maniera inequivocabile ascolto dopo ascolto.

"Lover, Lower Me Down!" attacca con degli inaspettati - e indubbiamente avvolgenti - synth di matrice Eighties dove si insinua la voce incredibile di Jon Ivar Kollbotn, prima di un'evoluzione dai tratti epici e morriconiani. In "Night Hitcher" l'elettronica si fa ancora più presente, ma sempre con eleganza, e con quell'aura sinistra tipica dei norvegesi. La struggente "Before The Helmets" anticipa le melodie portanti di "Madeleine Crumbles" e prelude a "Isabel", traccia in cui si sfiorano le atmosfere teatrali e folkloristiche di "Twilight Cinema" - qui a fare la differenza è la vocalità morbida e ammaliante dell'ospite Linn Frøkedal, che contrasta con i tanti momenti più nervosi e concitati della musica. Il breve interludio elettroacustico "Scenes From Edison's Black Maria" (che a tratti mi ha ricordato gli Ayreon di "The Human Equation") ci porta alla sopraccitata "Madeleine Crumbles", il brano più disimpegnato e lineare del lotto, semplice nella struttura ma molto articolato nell'arrangiamento, a cavallo tra Beatles, Bowie e Depeche Mode. "Baseball" è il brano che mi ha convinto meno, nonostante i rimandi al recentissimo passato della band; i primi minuti sono sublimi, ma poco alla volta si fa sempre più opprimente quell'approccio da rock opera densa e barocca alla Stephen Sondheim o alla Claude-Michel Schönberg, che un po' stroppia, nonostante la prova strumentale maiuscola dei musicisti. La titletrack è l'altra faccia di "Madeleine Crumbles", burtoniana e spogliata di qualsivoglia elemento "caldo" o rassicurante, con una coda che riprende le sonorità cinematografiche iniziali. Wow.

Se siete appassionati di musica in genere (e potete sopportare di andare oltre le convenzionali etichette di genere), i Major Parkinson non possono non suscitare il vostro interesse. Citando una frase ricorrente del full-length: "you must believe in magic".
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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