Copertina 5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2005
Durata:50 min.
Etichetta:Massacre
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. CURSE OF THE WEREWOLF
  2. WITCHES OF BLACK MAGIC
  3. INTO THE ENCHANTED CHAMBER
  4. THE DEVIL
  5. THE RED ROSE
  6. A MINOR INTERMEZZO
  7. RETURN OF THE WEREWOLF
  8. MEMORIES
  9. THE GATES OF HELL
  10. DOWN TO THE GALLOWS
  11. THE DARK SIDE FOREST
  12. THE VOYAGE

Line up

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Quando mi è capitato tra le mani questo cd, non ho potuto fare a meno di ammirare la bella copertina, così cupa e tenebrosa, frutto del lavoro di Mattias Noren. Un artwork che però non è affatto indicativo dello stile musicale del gruppo scandinavo, dedito ad un power metal zuccheroso e convinto, in grado di produrre brani dai toni fiabeschi, quasi assimilabili a sigle di cartoni animati. I Timeless Miracle hanno tentato di emergere in un panorama ormai fin troppo ridondante, farcito di gruppi che ripropongono a mo' di minestrone le linee fondamentali di Helloween(a cui i TM dicono di ispirarsi), Gamma Ray e via dicendo. Peccato che i quattro in questione non ci siano riusciti , perché è chiaro che la band, nata di fatto 4 anni fa, ma che affonda le radici nella propria precedente esperienza dei Trapped, ha ben poco da dire. Le tracce sembrano stilare al proprio interno un catalogo di gruppi noti del settore: Freedom Call, Rhapsody (ma le orchestrazioni non sono all'altezza, forse un filo meno kitsch), persino un evidente tocco di Elvenking, nei momenti in cui l'anima folklorica del quartetto diviene più spiccata. La musica popolare svedese, infatti, emerge in alcuni punti dando forse quel poco di caratterizzazione in più che manca altrove. Persino le tematiche non rispecchiano nulla di nuovo, rifacendosi ancora una volta al fantasy, ma anche certe sterzate smaccatamente epiche non colpiscono a sufficienza. La solennità, ricercata anche attraverso il collaudato utilizzo dei cori, non è raggiunta, complice anche la voce nasale e poco versatile di Host che, se da una parte è conscio delle proprie potenzialità e mantiene un certo controllo vocale, dall'altra ci offre un cantato monocorde e poco credibile anche laddove tenta di renderlo più aspro. Insomma, l'album registrato al Roastinghouse Recording Studio appare come un concentrato di cliché, fatto da cui neanche il tocco di Anders "Theo" Theander (Pain of Salvation) riesce a distoglierci. La produzione è sì molto buona, nitida e pulita, ma rimane una certa freddezza. Nessuna emozione trapela dai riff dall'evoluzione scontata, anche se apprezzabili perché veloci e graffianti, ne' dalle tastiere che spesso si lanciano in intermezzi neoclassici, ma stancano già dal secondo ascolto.
Queste infatti non hanno nulla di virtuosistico, fatto che di per se' non sarebbe negativo, se non fosse evidente il ruolo centrale che ricoprono, a supplire l'assenza di assoli chitarristici apprezzabili. Va lodata la volontà di creare pezzi piuttosto compositi, il che fa pensare a una certa creatività, che va inquadrata in un ambito molto ristretto, per cui distinguersi non è certo un'impresa facile. Peccato che tante sezioni in un solo brano scalfiscano l'unitarietà dello stesso, tanto che il gruppo pare perdersi per strada, prolungando inutilmente le canzoni a 6 o 7 minuti nonostante i 3 o 4 più che sufficienti.
Il taglio smaccatamente catchy è evidente già dalla prima traccia, "Curse of the Werewolf", contraddistinta da strings ed epiche trombe su cui si innesta la voce poco convincente di MIkael e da un bridge piuttosto energico. Si continua con "Witches of Black Magic", plasticosa quanto spensierata e powerosa fin dall'inizio, in cui la batteria pestata (com'è giusto che sia, se fino a poco tempo fa avevano dovuto accontentarsi di una drum machine) ci catapulta in uno stato di ipnotico deja vu tramite le rullate a breve distanza. A partire dalla title track si comincia a rimpiangere la presenza di un basso un po' più invadente, in questo up-tempo dal ritornello un po' infantile che ci farebbe preferire una maggiore sintesi da parte dei TM, che dimostrano di voler andare al di la' delle proprie capacità, fallendo nel tentativo di fornire un prodotto superiore. "The Devil" ci mostra un cantante impegnato a sporcare la voce il più possibile (con risultati non proprio eccellenti) e un finale più energico e ripetitivo rispetto all'intro di solo piano e violino, a cui si aggiungono successivamente gli altri strumentià. "The Red Rose", invece, è proprio deludente così come "Memories", tanto scontata da non essere apprezzata neanche da un amante di ballate, seppur sia dolce e malinconica. Vanno poi notate le due brevissime tracce "A Minor Intermezzo" e "The Dark Side of the Forest": la prima, con la funzione di spezzare l'andamento del platter; la seconda, con il ruolo di introdurre la prolissa e a tratti melensa closing track, "The Voyage" (14,10min). Nel primo caso ci troviamo davanti ad un inserto classicheggiante piuttosto piacevole incentrato sul clavicembalo, mentre nel secondo l'inutilità tipica di un riempitivo è lampante, 47 secondi di disco completamente sprecati, non un allegro divertissment come nelle intenzioni della band. "Return of the Werewolf" è assimilabile all'opening track, con quella melodia così naif, mentre "The Gates of Hell" è contraddistinta da un inizio pseudo-medievale e tamburi che rendono il ritornello molto ritmato; "Down to the Gallows" è veloce ed energica sin da subito, con quelle chitarre aggressive così come la batteria e dimostra la capacità di riciclarsi all'interno di uno stesso pezzo.
In definitiva, a parte qualche inserto accattivante, uno dei pochi elementi gradevole è costituito dal violino della guest star Nina Christensen, che aggiunge una certa vena malinconica ai brani.
Va certo considerato che si tratta di un album di esordio, il che dovrebbe spingere ad essere più clementi nei confronti dei Timeless Miracle, però è anche vero che hanno già 3 demo alle spalle, particolare che non va trascurato in quanto fonte di esperienza, seppure limitata. Per questo mi sento di dire che probabilmente "Into the Enchanted Chamber" rappresenta un prodotto fruibile da un pubblico alle prime armi per quanto riguarda il power e buono per un ascolto superficiale e disimpegnato.
Recensione a cura di Claudia 'Deepblue' Beltrame
Un semi-capolavoro "sugar metal"

Per niente d'accordo con la recensione! Mi è recentamente capitato tra le mani questo album dei Timeless Miracle, e devo dire.. davvero sorprendente!!! Potrebbero insegnare (e molto) ai Gamma Ray e agli Helloween delle loro utime uscite. Per chi ama il power metal zuccheroso alla Freedom Call e Powerquest, prendetelo senza indugi. "Into the Enchated chamber" e "the red rose" valgono da sole l'aquisto.

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