Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2017
Durata:49 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. ADRENALINE
  2. LOVE LIKE POISON
  3. BREAKING THE CHAINS
  4. SOUL SURVIVOR
  5. STAND MY GROUND
  6. MY LIFE
  7. BREAK THE SILENCE
  8. SINNER
  9. SHOCK ME
  10. WILD SIDE
  11. DON’T WAKE ME UP
  12. CRASH

Line up

  • Tave Wanning: vocals
  • Sam Soderlindh: guitar, vocals
  • Alexander Hagman: guitar, vocals
  • Joel Fox: bass, vocals
  • Marcus Johansson: drums

Voto medio utenti

Cambiano i collaboratori in sede compositiva (Fredrik Folkare, noto per il suo lavoro con Firespawn e Unleashed, fornisce un importante contributo all’opera), i musicisti (Sam Soderlindh e Joel Fox sostituiscono Ludvig Turner e Soufian Ma'Aoui, rispettivamente) e il suono (oggi più coriaceo e “modernizzato” che in passato), ma ho la netta “impressione” che gli Adrenaline Rush anche nel loro secondo full-length faranno discutere soprattutto per l’avvenenza della cantante Tave Wanning che non per meriti squisitamente artistici.
Oddio, ancora una volta lei non fa nulla per “nascondere” le sue notevoli grazie e la sua voce non è esattamente un prodigio della natura e tuttavia ridurre il tutto a una questione di puro voyeurismo musicale sarebbe parecchio ingeneroso.
Diciamo semplicemente che “Soul survivor” è un disco di heavy melodico variegato e godibile, abbastanza “studiato” per conquistare l’attenzione di un pubblico ampio (prettamente maschile, magari …) e non per questo del tutto privo di emozione sonora.
Il consueto ottimo lavoro Erik Mårtensson in cabina di regia rende il suono diretto e incisivo e se è vero che il programma sconta un certo numero di pause manieristiche, bisogna anche ammettere che lo slancio anthemico di “Adrenaline” e della Statovarius-escaWild side” e la tensione class-metal di “Love like poison” e “Stand my ground” sono tutt’altro che spiacevoli, denotando altresì un’apprezzabile “crescita” nelle doti vocali della provocante Tave, capace poi di scurire i toni timbrici della sua laringe nelle tentazioni vagamente symphonic / goth della solo decorosa title-track dell’albo o nel groove cupo e “attualizzato” della controversa "Break the silence”.
Aggiungendo che la sferragliante e intensa costruzione melodica "Sinner” avrebbe meritato un refrain meno “plasticoso”, classificando “Don’t wake me up” come un discreto numero di tumultuoso hard-rock blues e inserendo “Crash” tra i molteplici tentativi di replica dell’Alice Cooper più “radiofonico”, si giunge alle considerazioni finali di questa disamina che collocano ancora una volta gli Adrenaline Rush, al di là di ogni eventuale valutazione di tipo “sociologico” (l’atavico machismo del rock, il dibattito sul perseguimento dell’emancipazione femminile in tale contesto, …), in quel limbo (assai affollato, invero …) di formazioni professionalmente preparate e non ancora provviste di un’ispirazione davvero vincente.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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