Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2017
Durata:50 min.
Etichetta:Massacre Records

Tracklist

  1. WHEN I SPEW MY HATE
  2. TEARS OF YOUR TEMPTATION
  3. THE EXECUTION
  4. CREATURE OF YHE NIGHT
  5. IN MY VOID
  6. HEROES AND SPEEDFREAKS
  7. CHANGE YOUR LIFE
  8. I WANNA BE A PROWLER
  9. ARRIVAL
  10. UNKNOWN WOMAN OF THE SEINE

Line up

  • Cliff Bubenheim: bass
  • Blumi: guitars, vocals
  • Wayne: vocals
  • Tim: drums

Voto medio utenti

I Midnight Rider si possono ben definire una "underground cult metal band", essendo attivi dal lontano 2004 ma avendo pubblicato il debut solo nel 2017!
In questi 14 anni la band ha pubblicato un omonimo 12' EP nel 2008 e subito ha cominciato a suonare nel circuito underground tedesco ed europeo riuscendo ad avere una line up stabile solo dal 2015; con tale formazione, il combo ha dato alle stampe con la major Massacre il debut album "Manifestation" che ci presenta un suono fortemente debitore verso gruppi quali Judas Priest e Black Sabbath. Avrete capito che stiamo parlando di classic heavy metal con poche concessioni alle novità, tuttavia l'asso nella manica del gruppo sta proprio nella capacità di creare riff metal semplici ma efficaci, si potrebbe addirittura dire che l'album sia un riff maker-album nel quale la voce di Wayne ( di chiaro stampo Halfordiano ) da la giusta impronta ai brani. Dall'iniziale "When I Spew My Hate" , passando per "Tears Of Your Temptation" vi sembrerà di tornare ai tempi di "Point Of Entry" o "Killing Machine" dei Priest per quel suono tagliente e vintage delle chitarre che macinano riff di stampo classico, con "The Execution" il giro di basso ci introduce ad un lento alla Sabbath con le vocals che qui ricordano il buon Ozzy. "Creaatures Of The Night" è un mid tempo dai suoni cupi che ha una accelerazione centrale che ricorda sempre i Black Sabbath.
Con "I Wanna Be A Prowler" il riff portante è quello di After Forever dei Sabbath, insomma il lavoro in questione è un compendio del dualismo Piest /Sabbath con buona pace di chi è in cerca di novità. Peraltro non c'è emulazione ma una riproposizione ben fatta di suoni ed atmosfere legate ai padri putativi, se questo sia un bene o un male non saprei dire. Il lavoro è onesto e sincero e forse ci dovrebbe bastare. Chiude "Unknown Woman Of The Seise" brano un po' al di fuori dei canoni del disco con un piglio quasi blues.
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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