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Krokus sono il gruppo piu’ longevo del panorama hard rock svizzero nonostante a livello internazionale siano ampiamente sottovalutati ( a differenza, ad esempio, dei connazionali Gotthard ) e sono sulla cresta dell’onda da oltre 40 anni. Il loro periodo di massimo successo è stato agli inizi degli ‘80 con hits quali “
Long Sticks Goes Boom” e “
Headhunter”, la loro fedeltà all’hard rock classico è encomiabile e prova ne è questo full length “
Big Rocks” che vuole chiaramente omaggiare i gruppi e le canzoni che hanno maggiormente influenzato i musicisti svizzeri nel loro background musicale. Come hanno loro stessi sentenziato: “
there’s nothin more powerful than a strong song” e in questo nuovo lavoro c’è veramente la creme del Rock con la R maiuscola, non ci sono dubbi, date un’occhiata agli artisti coverizzati … piuttosto il dubbio nasce dalla opportunità di operazioni di questo tipo e cioè se siano abili mosse commerciali o un vero tributo che viene dal cuore, a mio modesto parere credo che un gruppo come i Krokus che suona dal 1975 non debba dimostrare niente a nessuno, quindi propendo per la seconda ipotesi . E’ pur vero che la fedeltà esecutiva non lascia spazio a sperimentazioni o sorprese, i brani suonano praticamente come gli originali, a soddisfare la fame di materiale Krokus originale al 100% c'è la nuova versione di “
Backseat Rock’n’Roll”, tratta da Metal Rendez-Vouz del1980, a chiusura dell’album. Che dire degli altri pezzi? Se avete le registrazioni originali non troverete motivi di particolare interesse nel riascoltarle qui, nonostante le capacità esecutive del combo svizzero siano indubbie, ma sentire “
Tie Your Mother Down”, “Whole Lotta Love” o “
Jumping Jack Flash” cantate da un altro singer ( seppur dotato come il buon Marc Storace ) fa un certo effetto, per quanto mi riguarda. Ad ogni modo il lavoro si apre con “
N.i.b” dei Sabbath, qui presente solo come main riff, cui seguono la citata canzone dei Queen e “
My Generation” degli Who. Qualche motivo di intesse lo troviamo nelle coverizzazioni di “
Rocking In The Free World” di Neil Young qui riproposta in chiave hard rock come i Krokus sanno fare e “
Jumping Jack Flash” degli Stones, piu’ heavy dell’originale con un interessante bridge centrale rallentato in chiave vagamente blues, per il resto sono tutte riproposizioni di classe ma senza infamia e senza lode. Meglio allora il classico pezzo originale dei Krokus, un robusto hard rock boogie, semplice ma diretto che fa scuotere il piedino e ci fa ben sperare per un prossimo ( se ci sarà ) album di inediti.
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