Copertina 6

Info

Anno di uscita:2005
Durata:40 min.
Etichetta:Hassle
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. VESSEL & VINE
  2. SWEET DREAMS, LILAC..
  3. THE PROGRAM
  4. THE LIGHT FROM PASSING CARS A LUCKY HIT
  5. HOW HAVE THINGS CHANGED?
  6. LONE PINE MALL
  7. JACQUES MOLAY IS AVENGED!
  8. HOLLOWED OUT
  9. HIBERNATE
  10. WASHINGTON GEOMETRY
  11. LAKE PLACID

Line up

  • Colin Doran: vocals
  • Dan P Carter: guitar
  • Ben Doyle: guitar
  • Richie Mills: drums

Voto medio utenti

The Lucky Nine è un progetto che coinvolge musicisti britannici provenienti da formazioni scarsamente popolari qui da noi, nomi come Above All, Hundred Reasons o Cable, ed inoltre il loro album esce per la minuscola Hassle Records, label non certo tra le più importanti. Tutto ciò farebbe pensare ad un prodotto di nicchia, magari mirato specificatamente al mercato di casa propria.
Direi che siamo vicini alla realtà, anche se in teoria nulla vieta ai The Lucky Nine di imporsi ad un livello meno locale. Il loro stile si può definire nu-rock o emo-core, in sostanza il solito amalgama di vecchie radici melodiche pop-rock, forti connotati atmosferici di ombreggiamento grunge ed una spruzzata di pesante chitarrismo metallico. Mettiamoci dentro ancora un pizzico di elettronica ed il consueto intreccio modernista di vocals pulite e passionali con le isteriche urla di rabbia esistenziale, ed otteniamo una ricetta che definire sfruttata è un puro eufemismo.
Dunque eliminate dalla proposta l’originalità ed il fattore sorpresa rimane la qualità delle canzoni, che dovrebbero allo stesso tempo emozionare (emo) ed aggredire in modo spietato (core) fornendo anche un certo fascino orecchiabile dal quale deriva l’appeal commerciale. Sotto questo aspetto l’album è piuttosto deludente, giacchè si respira un’aria stantìa frutto della poca fantasia nella struttura dei brani.
Lo schema principale è più o meno sempre lo stesso, prendiamo ad esempio “Sweet dreams, lilac...”: iniziale fase intimista da semi-ballad, esplosione heavy ferocemente gridata, ritornello ammiccante, poi si ricomincia da capo. La medesima descrizione può essere applicata indifferentemente per “How have things changed?”, “Jacques Molay is avenged!” (i Templari sono proprio di moda!..nda), “Hollowed out” e diverse altre, ed in questa ripetitività c’è tutto il limite del lavoro.
Poche le eccezioni al costante andamento agrodolce, citiamo la violenta “The program” che pesta maggiormente sul versante metal e l’iniziale “Vessel & vine”, buon pezzo che ricorda gli ultimi El Caco, ma senza caricare i The Lucky Nine di colpe eccessive posso concludere che il loro album è tranquillamente trascurabile.

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