Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:44 min.
Etichetta:Karisma Records

Tracklist

  1. HELL
  2. PAN AMERICAN GRINDSTONE
  3. CANNONBALL
  4. COMMANDO
  5. ANYWHERE BUT HERE
  6. THE DEEP
  7. BUILDING UP TO DIE
  8. KILLER
  9. FLOAT AWAY
  10. HEAVY LIFTING

Line up

  • Thomas Espeland Karlsen: vocals
  • Eirik Wik Haug: guitar
  • Olav Vikingstad: guitar
  • Patrick Andersson: bass
  • Pål Gunnar Dale: drums

Voto medio utenti

Le mie fiere origini “montagnine” mi hanno fatto avvicinare con fiduciosa simpatia a un gruppo che decide d’intitolare il suo primo albo ”We come from the mountains”, mentre decisamente meno rassicurante è scoprire che l’autorevole collega Alfieri ha accolto in maniera alquanto tiepida il suddetto debutto.
Personalmente, alla luce dell’ascolto del nuovo full-lengthDeath tunes”, considero i Tiebreaker un gruppo dalle discrete potenzialità, leggermente maturato in efficacia rispetto all’esordio e in grado di sviluppare ulteriormente una propria personalità all’interno delle immarcescibili sonorità del classic rock.
Ancora un po’ carente nella tensione espressiva, la band nordica è da lodare per come coniuga influenze provenienti da “epoche” diverse (dai Led Zeppelin ai Nickleback, passando per Pearl Jam e Molly Hatchet), aggiungendo un’interessante sensibilità melodica a un approccio complessivo in prevalenza piuttosto fisico e diretto.
La voce di Thomas Espeland Karlsen, che con un pizzico d’immancabile gusto per l’iperbole potremmo definire un ipotetico incrocio tra Mark Farner e Eddie Vedder, pur senza apparire pienamente in controllo delle sue notevoli qualità fonatorie, marchia a fuoco i brani maggiormente più riusciti del programma, che si chiamano “Hell”, “Pan american grindstone” e “Commando”, solidi passaggi hard-blues, “Anywhere but here” (tra Hellacopters e The Black Crowes) e “The deep”, maggiormente disinvolti, e “Building up to die”, la best in class del disco, gravida di pulsazioni dense e melodrammatiche.
Non male, infine, sebbene non riescano a convincere del tutto, la dissertazione grunge denominata “Cannonball”, l’energica “Killer” (una sorta di rivisitazione lievemente sbiadita dei Rival Sons), la fremente “Float away” e il crescendo bluesyHeavy lifting”, abbastanza suggestivo e tuttavia eccessivamente ridondante e diluito.
La strada è corretta, ma è anche molto frequentata e da parecchia “gente” che ha dimostrato di possedere al momento qualcosa in più dei nostri norvegesi … staremo a vedere se durante questo impervio e competitivo percorso sapranno trovare lo slancio necessario a “fare la differenza” …
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 gen 2017 alle 17:16

anche a me, molto

Inserito il 13 gen 2017 alle 09:21

buon ruvido hard rock con Eddie Vedder con la raucedine...a me è piaciuto

Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.