Copertina 9

Info

Anno di uscita:2016
Durata:66 min.

Tracklist

  1. HOW CAN I BE THERE
  2. MIGRATION
  3. IN THE OCEAN OF MY TEARS
  4. IN ALL THIS DARK
  5. DRIFTWOOD
  6. I GAVE MY HEART AWAY

Line up

  • Jón Aldará: vocals
  • Pim Blankenstein: vocals
  • Jarno Salomaa: guitars
  • Déhà: bass
  • Kostas Panagiotou: keyboards
  • Daniel Neagoe : drums & vocals

Voto medio utenti

I Clouds sono una band che ha origine dall’unione di musicisti di differenti nazionalità, già impegnati in altri progetti, per lo più doom metal, tra i quali possiamo annoverare Shape Of Despair, Eye Of Solitude, Pantheist, Wijlen Wij, Officium Triste e via discorrendo.
Ciò detto, i nostri tornano dopo lo splendido debutto “Doliu”, album del 2014 divenuto oggetto di culto tra gli appassionati.
Departe”, il nuovo disco, riprende il discorso caro alla band, ovvero quello di creare musica per coloro i quali non ci sono più.
La musica dei Clouds è piena di pathos, di dolce e struggente malinconia, oscura, a tratti funerea, con melodie penetranti, la cui bellezza strappa via il cuore dell’ascoltatore. È musica fatta di aperture magniloquenti ed epiche, di rallentamenti e improvvisi silenzi.
I testi sono anche essi in tema, e raccontano di storie tragiche e disperate, e della disperazione del lutto e dell’abbandono.
Sul disco si alternano diversi cantanti, con voce pulita e in growl, e persino una voce femminile, in quella splendida suite doom che è “In The Ocean Of My Tears”.

And now the bridge between two worlds is broken
The starless night that covers me
Softly whispering my name
Carry me away
And wash my sins
In the ocean of my tears


Il minutaggio è elevato, con una media di 11 minuti per canzone, per una mood che è sì lento, ma non lentissimo, non tralasciando incursioni in territori più propriamente gothic metal.
Ogni canzone di “Departe” è una ferita nell’anima che sanguina senza requie.
In All This Dark” è via dolorosa verso il ricordo che strazia, mentre “Driftwood” è indulgere nel dolore, e trarne piacere, cercando di prolungarlo, di prolungare quel sottile peso cerebrale, quell’oppressione alle meningi che spinge a vedere tutto nero.
In generale non c’è una traccia debole. C’è arte che sanguina dai solchi di un disco incredibile, bellissimo e straziante al tempo stesso.
Nel pieno dell’autunno, con l’inverno alle porte, è d’uopo lasciarsi conquistare da “Departe”, benedirete ogni singola lacrima che verserete ascoltandolo.


Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 04 mar 2020 alle 11:57

Mi sono imbattuto in questo album su youtube come un 2000 qualunque... o no? Oggi si fa così credo! Non ho idea di come possa essere successo dato che non ascolto niente che si avvicini al doom/gothic/black/death e via dicendo... Fatto sta che la prima canzone è iniziata mi è anche piaciuta, eccetto per la voce growl che non è proprio di mio gusto, ma che comunque non è pesante come in altri dischi (o generi?). Credo di poter dire che mi piace parecchio tutto l'album, non so se sia un capolavoro o meno dato che non ascolto nulla di simile (i Sentenced sono ciò che si avvicina di più, tra le band che ascolto), ma di sicuro è un album che suscita emozioni. Complimenti a questi tizi.

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