Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2016
Durata:34 min.
Etichetta:ATMF

Tracklist

  1. ATLAS
  2. WILDERNESS
  3. REGIONS OF LIGHT
  4. LAST SEA

Line up

  • Gabriel Hugo: all instruments, vocals

Voto medio utenti

Se è vero che, probabilmente, ne ha rinnegato lo spirito originale, l'idea di unire lo shoegaze con il black metal ha certamente contribuito a dare nuova linfa ad un genere, come quello nato tra i fiordi norvegesi, che sembrava aver perso la sua iconoclasta forza innovatrice.
Una tale unione, dunque, è stata "celebrata" da tanti gruppi ed in tanti modi diversi, raggiungendo, a volte, ottimi risultati e riuscendo ad ampliare enormemente il bacino di utenza del black metal stesso che, in tal modo, ha potuto sdoganarsi la dove sarebbe stato impossibile anche solo pensare di farlo.
Prendete, ad esempio, i cileni Lascar e ditemi se la loro musica può essere definita "solo" black metal, come poteva essere quella dei Darkthrone, o "solo" alternativa come quella dei My Bloody Valentine (che lo shoegaze lo hanno inventato), oppure provate a dirmi quale possa essere il pubblico "ideale" di una proposta del genere...impossibile, in verità, fare una cosa o l'altra, probabilmente inutile
"Absence", album che la ATMF pubblica dopo che il solo project di Gabriel Hugo lo aveva rilasciato mesi fa, è un continuo alternarsi di momenti delicati e furia metallica, di bellezza e durezza, di melanconia ed oscurità... di shoegaze e black quindi, ma in realtà esso è, semplicemente, musica che veicola sentimenti e che ti si piazza davanti facendoti sognare e perdere, contemporaneamente, la cognizione del tempo e dello spazio circostante.
Certamente Lascar non inventa nulla: la sua formula, come ricordavo prima, è già stata usata in passato, così su due piedi mi vengono in mente i Woods of Desolation, tuttavia "Absence", nella sua breve durata, è in grado di toccare le corde dell'animo, è in grado di accarezzarti e graffiarti al contempo, è capace, quindi, di generare sensazioni ed emozioni attraverso il fluire costante delle sue note o per mezzo dell'elegante ferocia del suo scream estremo, è, per riassumere in un singolo concetto, nient'altro che ottima musica.
Se, poi, i puristi del metallo nero storceranno il naso, beh, ce ne faremo una ragione e continueremo, invece, a godere di pezzi splendidi come "Atlas" che, in un mercato discografico come quello odierno, non è così scontato ascoltare.
Per quanto mi riguarda, un album da avere e fare proprio in modo profondo ed ancora un centro pieno per la nostra ATMF.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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