Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:71 min.
Etichetta:Metal Scrap Records

Tracklist

  1. AFTERLIGHT
  2. THE WAY HOME
  3. FIRST DAY
  4. SCIENCE FICTION
  5. FIRST YEAR
  6. HISTORICAL ADVENTURE
  7. HOUR
  8. THE MENIPPEAH
  9. WHILE
  10. SUSPENSE
  11. GOTHIC DREAD
  12. DECENNARY
  13. TRAGIC PLAY
  14. OUTCOME
  15. TIME

Line up

  • Dina Shulman: vocals
  • Teddy Shvets: vocals
  • Edi Krakov: keyboards
  • Dmitry Kogan: guitars
  • Max Mann: bass

Voto medio utenti

Un affascinante (ma non perfettamente "centrato") concept album composto da una band israeliana, ecco cos'è questo "Pent Letters". L'intreccio è basato sulla storia di un uomo imprigionato per motivi a noi ignoti, che trova libertà e salvezza nella lettura di alcuni libri (nello specifico "Straniero In Terra Straniera" di Heinlein, "Il Conte di Montecristo" di Dumas, "Delitto E Castigo" di Dostoevskij, "Il Maestro E Margherita" di Bulgakov, "Il Ritratto Di Dorian Gray" di Wilde e "Faust" di Goethe).

Già dalle prime note di "Afterlight" intuiamo quelle che sono le cartucce a disposizione degli Stormy Atmosphere: heavy/power prog dalle sfumature orchestrali, molto teatrale nella performance dei due cantanti e incentrato su passaggi strumentali d'impatto più che complessi. Le timbriche elettroniche e sinistre della breve "The Way Home" sfociano in "First Day", traccia caratterizzata da un buon lavoro sui cori. "Science Fiction" rimanda agli Ayreon (sarà un caso?), peccato per la prestazione non proprio impeccabile dei cantanti, mentre la soffusa "First Year" è più vicina a certo prog nostalgico e romantico. "Historical Adventure" pone l'accento sui toni power e melodici della proposta, e fa da contraltare all'interlocutoria "Hour". "The Menippeah" (che vede la partecipazione di Tom S. Englund degli Evergrey) è caratterizzata da timbriche circensi e cabarettistiche alternate a momenti più marcatamente progressivi (ottimo il break acustico). La nervosa e tirata "While" prelude alla decadente e melodrammatica "Suspense", prima della dinamica "Gothic Dread", dove tornano a farsi sentire imperiose le orchestrazioni. "Decennary" potrebbe essere un brano dei Symphony X per il suo arrangiamento pianistico, così come la successiva "Tragic Play", a cavallo tra prog metal e sonorità cinematografiche, ha molto della scrittura del quintetto americano. In "Outcome" colpiscono le armonie enigmatiche, prima della conclusiva "Time", riuscita bonus track che mette insieme buona parte dei brani precedenti per farne un'unica lunga suite di quasi quindici minuti.

Questo album ha tre limiti oggettivi: una prestazione dei musicisti non proprio impeccabile, una produzione non all'altezza degli standard contemporanei e un mix di influenze artistiche un po' abusato. Detto questo, penso che le premesse per il "salto di qualità" ci siano, per cui non posso che augurare alla band un gigantesco "in bocca al lupo!".
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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