Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2016
Durata:53 min.
Etichetta:Season Of Mist

Tracklist

  1. INVOCATION
  2. PROLOGUE
  3. OLD RELICS
  4. SUCCUBUS SLUT
  5. THE CURSE OF BLOODLUST
  6. THE NAMELESS ROAMS THE EARTH
  7. VAN HELSING MUST DIE
  8. BALAUR'S RISE
  9. ATHENA BITCH BETRAYER
  10. SOLDIERS OF DARKNESS
  11. NEMATARI THE DESERT QUEEN

Line up

  • Tomas: vocals, guitar
  • Markus: bass
  • Kristoffer: guitar
  • Lars: drums

Voto medio utenti

A volte ci si sorprende a leggere le bio dei gruppi sopratutto per ciò che sta "dietro le righe" e che noi non conosciamo. Ad esempio il monicker nasce dal mito di Balaur creatura misteriosa e malvagia che si nutre di sangue e che ha addirittura combattuto il Conte Vlad in persona. Tale culto vive nelle leggende dei Carpazi e da esso hanno attinto a piene mani i Nostri che, udite udite, dal 1992 calcano le scene del più profondo underground norvegese proprio quello che visse di estremismo sonoro e non solo. Per questo motivo i componenti della band hanno tenuto gelosamente nascoste le loro vere identità e solo oggi vengono (discograficamente) allo scoperto col debut album "Tenebris Deos" che riconferma, a loro dire, l'amore e l'osservanza del Culto della Nera Fiamma.
È solo l'ennesima trovata di marketing?
Non è dato saperlo, ciò che sicuramente si può invece affermare è che la musica dei Sons Of Balaur è molto vintage e legata a gruppi seminali quali Bathory, Celtics Frost, Venom e, per l'impronta più rock 'n' roll, ai Motörhead . Le vocals sono disperate e sgraziate, ricordano un po' Cronos più feroce, e si ergono su un riffama tipicamente black ma con quella tipica impostazione rock 'n' roll nella struttura delle melodie che mi porterebbe a classificarlo più come "Black'n'Roll" che totalmente Black. Se questo sia un bene o meno, dipende dai gusti anche se i Nostri dimostrano padronanza del genere e la giusta attitudine. Brani come "Old Relics" e l'opener "Invocation" col loro tiro veloce ed il chorus "easy" ne sono un esempio. Accanto a questi brani ne troviamo altri nei quali la componente più metal esce fuori, "Val Helsing Must Die", "Balaur's Rise" è lenta e potente, "Athena Bitch Betrayer" è invece tipicamente black metal coi suoi blast beat, "Soldier Of Darkness" col suo intro ricorda Overkill dei Motorhead, conclude il lavoro la velocissima e brutale "Nematari The Desert Queen". Insomma, abbiamo di fronte un lavoro abbastanza eterogeneo che ricalca i dettami del genere e che per questo può essere definito classico, ma che allo stesso tempo non disdegna un approccio più ampio ad un genere, il Black, che sopravvive proprio grazie a dischi come questo
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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