Essere “classici” senza apparire oleografici rappresenta sicuramente una sfida ardua e impegnativa e se un gruppo musicale, per il suo ingresso nella caotica scena discografica contemporanea, sceglie di percorrere questa impervia strada merita già di per sé un plauso importante.
Il “difficile”, però, è poi fare in modo che tale nobile approccio si traduca in un manufatto sonoro coinvolgente e fluido, capace di emozionare attraverso composizioni incisive e memorabili.
E allora diciamo che i norvegesi
Magick Touch, all’esordio con questo “
Electrick sorcery” dalla fascinosa copertina, piacciono per intenti e capacità tecniche, dimostrano di possedere pure una certa qualità nella scrittura ma allo stesso tempo non sempre riescono a mettere “a fuoco” la loro idea di
hard-rock, una miscela di suoni alquanto variegati pur nella loro solida devozione tradizionalista.
Ne scaturisce un albo di discreto livello, in grado di solcare territori dinamici e ariosi (“
Love rocket”, la cromata “
Joker Vs Ace”, la melodica “
Wildfire”), prodursi in riuscite celebrazioni Thin Lizzy-
ane ("
Trouble & luck”) e in efficaci variazioni sul tema (“
Out of reality”, dove affiorano addirittura scorie dei monumentali Alice In Chains, la
sleazy “
Swansong” e la The Cult-
eggiante “
Loose cannon”), il tutto, come anticipato, con un gusto artistico godibile e sempre abbastanza intrigante, nonostante qualche sfocatura espressiva.
I tre di Bergen hanno anche la cultura necessaria per trattare con temperamento il
blues (“
Dead man in Chicago”, una specie di Rolling Stones in versione
stoner) e benché in definitiva il programma si limiti ad un solo pezzo realmente poco efficace (la cangiante e dispersiva “
Underwater prison”), l’impressione globale è che la
band abbia bisogno di lavorare ancora un po’ per rendere pienamente coerente e convincente la sua proposta.
Attendiamo fiduciosi …
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