Copertina 8,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2016
Durata:60 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. INLE' (THE BLACK RABBIT OF DEATH)
  2. TOGETHER AGAIN
  3. CLOUDRIDER
  4. EFRAFA
  5. NEVER SAY GOODBYE
  6. THE GREAT ESCAPE
  7. THEY MUST DIE
  8. BEWARE THE TRAIN
  9. UNITED
  10. THE SHOWDOWN
  11. LAST BREATH

Line up

  • Alessandro Conti: vocals
  • Leonardo Villani Conti: bass
  • Luca Venturelli: guitars
  • Guido Benedetti: guitars
  • Luca Setti: drums

Voto medio utenti

Una nota pubblicità dice che l’attesa stessa è il desiderio. No aspè, che l’essenza del desiderio è il piacere della scoperta. Uhm..che l’antico vaso andava portato in salvo?
Vabbè, ho le idee un po’ confuse a riguardo. Il concetto è che i Trick or Treat ci hanno messo ben (quasi) 4 anni per dar seguito a quel piccolo gioiello di “Rabbits’ Hill Part 1”, facendomi penare non poco nell’attesa. Bramato come l’acqua nel deserto, inserito nelle speranze future in ogni listone di fine anno..e finalmente tra noi.

Rabbits’ Hill Part 2”, seconda parte del concept basato su “La Collina dei Conigli” (“Watership Down” in lingua originale) di Richard Adams è finalmente, FINALMENTE arrivato tra le mie mani. Ne è valsa la pena di attendere tutto questo tempo? Che poi, oddio, 4 anni per un disco mica è tanto eh..però ero eccessivamente curioso di conoscere la fine delle avventure del buon Quintilio, o meglio, la versione musicata delle avventure del buon Quintilio, dato che il libro l’ho più volte divorato nel corso dei miei 31 anni di vita.
E mai come in questo caso ad una domanda semplicissima corrisponde una risposta difficilissima. E’ una settimana buona che ascolto il disco a rotazione, senza pause. Sarò arrivato comodamente alla cinquantina di ascolti, non esagero, ma non sono ancora riuscito a dare una risposta definitiva alla domanda di cui sopra..il problema è che non ho ancora capito il perché.
Sarà che avevo delle aspettative altissime, sarà che nella mia testa questo sarebbe dovuto essere il disco della definitiva consacrazione dei Trick or Treat, la chiusura ideale di un cerchio, sarà che l’uscita di Luca Cabri forse ha vagamente destabilizzato alcuni equilibri che si erano creati nel corso degli anni a livello di songwriting, sarà il (a mio parere positivissimo) passaggio sotto Frontiers..sarà quel che sarà, ma quella domanda nella mia testa non ha ancora avuto una risposta definitiva. Proviamo a capire il perché insieme, magari mettere tutto per iscritto mi aiuta..
Il nuovo disco parte fortissimo con “Inlé (The Black Rabbit of Death”), brano che fin dal titolo lascia trasparire una certa virata verso territori più oscuri, à-la “Wrong Turn” per intenderci, pur mantenendo saldissime le radici nel power più classico, in particolare nel bellissimo ritornello. Sarà che la seconda parte del concept (e quindi del libro di Adams) è decisamente più cruenta rispetto alla prima, ma in generale il clima del disco è molto meno giocoso e spensierato, piuttosto più maturo, più adulto, meno orientato verso quello Spielfreude citato da Kiske in un’intervista riguardo la musica dei Tricks. C’è anche una piccola particina in growl, che non guasta e si adatta perfettamente al personaggio citato nel titolo e alla sua attitudine, personificazione della Morte del mondo conigliesco.
E fin dal primo brano possiamo fare la conoscenza di Luca Venturelli, colui che ha preso il posto del partente Luca Cabri come seconda ascia dei Trick or Treat, nuovo compagno del sempre ottimo Guido Benedetti. Stile diverso rispetto a quello di Cabri, che era più eclettico e maggiormente (qui prendo in prestito un inglesismo che calza a pennello) flamboyant, mentre Venturelli ha un’impostazione decisamente più classica, seppur di pari qualità. Il risultato? Molto buono, anche se la varietà compositiva che il “vecchio” Luca riversava nei brani era un quid che per quanto riguarda il “nuovo” Luca dovremo (forse) aspettare a valutare nel prossimo disco, avendo partecipato alle registrazioni a giochi già praticamente chiusi.
Together Again” smorza pesantemente i toni cupi dell’opener, offrendo già il lato più morbido del gruppo modenese. Quasi un lentone, traspirante calma, esattamente come quella trovata dai nostri conigli nella Watership Down che dà il titolo al romanzo e, indirettamente, al disco.
Trampolino di lancio perfetto per quella che, ve lo dico senza troppi giri di parole, è per il sottoscritto la miglior canzone del disco: “Cloudrider” è un brano perfetto dall’inizio alla fine, un piccolo capolavoro con un ritornello da brividi e da pelle d’oca e che riesce a trasmettere un’allegria assolutamente contagiosa. E’ esattamente tutto quello che ci eravamo abituati a sentire dai Trick or Treat, un power caramelloso e arioso supportato da un comparto tecnico ineccepibile, non plus ultra del genere, pur nella sua relativa semplicità a livello strutturale. Tornando al discorso concept, i conigli si accorgono presto che a Watership Down manca quello che da millenni è il motore trainante della storia del mondo: la figa. E grazie all’aiuto del gabbiano Kehaar, l’eponimo “cloudrider” del titolo, i nostri vengono a conoscenza della conigliera di Efrafa e inviano una delegazione pacifica per cercare di procurarsi delle conigliette (dannazione, fa ridere ma è davvero così!).
Nel frattempo s’imbattono in una vicina fattoria, dove alcuni conigli vengono trattenuti in cattività. E proprio “Efrafa” racconta questi due eventi con un mid-tempo da cui traspare l’agonia dei conigli in trappola, in un misto di dolore e voglia di fuga e di rivalsa contro i propri carcerieri. E’ il classico brano che definisco “ponte”, che nulla toglie e nulla aggiunge ma ha forse il difettuccio di durare un po’ troppo a fronte di una struttura piuttosto semplice.
A seguire la bellissima “Never Say Goodbye”, che racconta dell’incontro tra i nostri leporidi preferiti e Kaisentlaia, una coniglietta di Efrafa pronta a tutto per fuggire dalla conigliera in cui vige una sorta di regime militare con a capo il Generale Vulneraria. Kaisentlaia interpretata magistralmente da quella che è forse attualmente la più bella voce femminile italiana, quella di Sara Squadrani degli Ancient Bards, in un duetto da brividi con un Alle Conti ormai assurto a divinità del bel canto nostrano e non.
The Great Escape”, scelto come primo singolo pur non essendo stata la prima canzone “presentata” al pubblico, racconta della fuga dei dissidenti di Efrafa verso Watership Down. Il video in realtà copre un arco narrativo più ampio, andando a raccontare con le immagini praticamente tutta la seconda parte del concept, creando un impatto visivo davvero forte, in particolare nelle scene di lotta tra le due conigliere rivali. Il brano è decisamente movimentato, vario, con un ritornello al limite del sinfonico che in quanto a bellezza fa il paio a quello di “Cloudrider”, risultando insieme a quest’ultimo il brano più riuscito del disco, un gradino sopra al già citato duetto con Sara.
E a proposito di ospiti, in “They Must Die” troviamo invece uno splendido Tim Owens, che dona al personaggio di Vulneraria la sua voce graffiante e incazzosa, adattandosi perfettamente allo stile Trick or Treat. Il titolo ovviamente richiama la voglia di Vulneraria di attaccare e uccidere i conigli reietti, muovendosi verso quella Watership Down dove i nostri sono riusciti a tornare, non senza difficoltà, e il buon "Ripper" riesce grandiosamente a rendere reale questa sete di sangue.
La prima rincorsa da parte degli efrafiani (mi si perdoni il neologismo) fallisce quando un treno li travolge, ma successivamente il gruppo arriva alla conigliera di Watership e la battaglia ha inizio.
Beware The Train” racconta in sola musica il passaggio del treno salvifico, in una strumentale dal sapore classico. Forse un po’ troppo classico, se il paragone è con la “Sassospasso” di Part.1, ma la qualità è sempre alta. “United” vede invece la conigliera dei buoni unirsi letteralmente in vista del prossimo combattimento: un brano dall’attitudine quasi marziale, soprattutto nel ritornello, in cui Tony Kakko dei Sonata Arctica si rivela come ultimo ospite di un disco al solito ricco di talento anche nelle ospitate. Tra queste, anche se meno immediatamente "riconoscibili", ricordiamo anche Simone Mularoni dei DGM (in veste soprattutto di produttore) oltre a Damna degli Elvenking per quanto riguarda i cori, assieme alla già citata Sara Squadrani e a Mularoni stesso.
“United” è un brano che ho rivalutato davvero parecchio con l’ascolto dell’intero disco, dato che preso singolarmente (è stato il primo brano offerto dai Tricks) non mi aveva particolarmente entusiasmato. L’ho trovato invece parecchio calzante a livello di concept, oltre che ben interpretato da un buonissimo Kakko e con un pressante uso del basso, sempre magistralmente maneggiato dall’ottimo Leone Villani Conti.
The Showdown” è il brano più lungo e arzigogolato del lotto, che nei suoi quasi 11 minuti racconta la feroce battaglia tra le due conigliere, culminante con la vittoria di Watership. E’ una canzone che, data anche la notevole lunghezza, può essere suddivisa in più parti: una che finisce in una particina strumentale al minuto 6:30, a cui fa seguito un minuto di scoramento per i conigli di Watership, salvo poi riprendere lo spirito di consapevolezza che gli permetterà di sconfiggere Efrafa. E la musica rispecchia perfettamente questa altalena di emozioni, culminando nel finale in cui Vulneraria viene apparentemente ucciso e diventa così una favola oscura per le future generazioni di conigli, una sorta di “uomo nero” con cui terrorizzare i più piccoli.
Ed è una voce narrante a raccontarci questo epilogo, legandosi degnamente alla conclusiva “Last Breath”, questa sì una vera e propria ballad, in cui lo spirito di El-Ahrairah raggiunge Moscardo, uno dei due fratelli protagonisti della storia portandolo con sé in una sorta di Paradiso dei conigli. Conclusione perfetta per una storia, un magnifico viaggio di quasi un'ora, in cui i Trick or Treat si dimostrano per l'ennesima volta l'attuale punto di riferimento del panorama power nostrano e non solo.

Quindi ne è valsa la pena? Decisamente sì e non potrebbe essere altrimenti, date le belle parole spese, ma..c'è un piccolo ma, un ma da fan. Intendiamoci, “Rabbits' Hill Part 2” è un disco splendido, roba che il 99% delle band là fuori si può solo sognare. Ma è proprio il sogno che a me è mancato ascoltando il disco. Mi è mancato quel senso di imprevedibilità e continua sorpresa che mi aveva accompagnato durante tutta la prima metà del concept e che qui ho invece faticato a intravedere, se non solo in parte (“Cloudrider”, “The Great Escape”, “Never Say Goodbye”). Non me ne vogliano i Trick or Treat, che hanno fatto un lavoro eccellente, ma ammetto che la colpa è solo mia: mi aspettavo un disco da 10, mi ritrovo “solo” un disco da 8.5 e che merita AMPIAMENTE di stare tra i Top Album di Metal.it, oltre che senza dubbio nella Top10 di fine anno. E scusate se è poco.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 lug 2016 alle 16:22

Condivido in pieno la rece di Gandy. Disco superlativo, power italiano ai massimi livelli... Chissà se fossero stati tedeschi dove sarebbero a quest'ora...

Inserito il 20 lug 2016 alle 10:19

per me il loro migliore. melodico, vario, potente, belle canzoni... sicuramente una delle uscite top in ambito power melodico

Inserito il 20 lug 2016 alle 08:03

Siamo dalle parti dei migliori dischi power teutonici/finnici degli anni '90, fatelo vostro e godrete. Conti riscatta ampiamente il disastro Turilliano.

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