Copertina 6

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:50 min.
Etichetta:Karisma Records

Tracklist

  1. KILLER
  2. BROKEN
  3. SLAVE
  4. SLEEPWALKER
  5. DISCONNECTED
  6. RETURNED

Line up

  • Asle Tostrup: vocals, keyboards, programming
  • Bjørn Riis: guitars, keyboards, backing vocals, bass
  • Jørgen Grüner-Hagen: programming, keyboards
  • Anders Hovdan: bass
  • Henrik Fossum: drums

Voto medio utenti

Gli Airbag non hanno mai nascosto il proprio amore incondizionato per i Pink Floyd. Il loro sound, fatto di ampi spazi strumentali, atmosfere soffuse, chitarrismo di scuola gilmouriana, si discosta da quello della band britannica sostanzialmente per tre motivi: l'utilizzo del Mellotron (da sempre odiato da Richard Wright), un cantante un po' più insipido di Waters o del sopraccitato Gilmour e una produzione ben lontana dagli altissimi standard degli album degli inglesi. Detto questo, il precedente "The Greatest Show On Earth" (del 2013) mi aveva tutto sommato convinto ed ero curioso di ascoltare questo nuovo "Disconnected".

Per carità, non che mi aspettassi assoli vorticosi o accelerazioni brucianti e improvvise, ma se mi fossi messo a contare gli sbadigli sorti spontaneamente durante l'ascolto del full-length, le dita delle mani e dei piedi non mi sarebbero di certo bastate. E sì che "Killer", a metà strada tra "The Wall" e "A Momentary Lapse Of Reason", mi aveva quasi illuso con i suoi azzeccati cambi di passo riconducibili ai Riverside o ai Marillion più maturi. Già con "Broken" e la sua melodia non particolarmente efficace, il pop progressivo dei norvegesi inizia a diventare eccessivamente pesante, al limite dell'insopportabile con la successiva "Slave", dagli arrangiamenti elettronici/rumoristici più vicini ai Porcupine Tree. "Sleepwalker" è un'altra traccia dall'architettura pinkfloydiana costruita su pochi accordi, un'ideale preludio a "Disconnetcted" (con l'intro "scippato" a "Marooned") che altro non è che un estenuante susseguirsi di assoli di chitarra. "Returned", se non arrivasse dopo mezz'ora di semi-noia, sarebbe una buona chiusura alla No-Man, impreziosita da un gustoso crescendo centrale, peccato per il sempre odioso finale in fade...

Sarà l'estate, che non rende "altamente digeribile" una proposta musicale siffatta, ma considerando il buon ricordo che avevo del disco precedente, mi sarei aspettato qualcosina di più. Nostalgici di Gilmour e soci fatevi sotto, per tutti gli altri credo che gli ascolti imprescindibili siano da scovare altrove.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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