Dark Avenger - Tales Of Avalon: The Lament (reissue)

Copertina 8

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2016
Durata:55 min.
Etichetta:Scarlet Records

Tracklist

  1. FROM FATHER TO SON
  2. DOOMSDAY NIGHT
  3. THE KNIGHT ON THE HILL
  4. BROKEN VOWS
  5. STRONGER THAN DEATH
  6. CAN YOU FEEL IT?
  7. UTTHER EVIL
  8. SICORAX SCREAM
  9. DEAD YET ALIVE
  10. AND SO BE IT...
  11. THE THOUSAND ONES

Line up

  • Gustavo Magalhães: bass
  • Mário Linhares: vocals
  • Kayo John: drums
  • Leonel Valdez: guitars
  • Jeff Castro; guitars

Voto medio utenti

Alzi la mano chi conosce i Dark Avenger. Benissimo, devo dire che siete un buon numero e di ben selezionata qualità e io, mea culpa, non sono tra quelli. Poco tempo fa, in un’altra recensione, facevo una riflessione relativa a band che si prendono del tempo per fare un disco, analizzando i possibili motivi per questi vuoti creativi.

Analizzando la storia dei Dark Avenger, possiamo senza senza dubbio dire che i brasiliani siano una di queste band: attivi da quasi 25 anni, i carioca hanno dato alla luce solo 2 album, uno nel 1995 omonimo e uno nel 2001 intitolato “Tales of Avalon: The Terror”, prima parte di una storia che vede la seconda nel qui presente “Tales of Avalon: The Lament”, disco uscito originariamente nel 2013 ma ristampato dalla sempre attenta Scarlet Records, in vista della nuova uscita del gruppo prevista per il Luglio di quest’anno.
2 dischi in 20 anni quindi, fattore che non aiuta di certo i Dark Avenger ad essere nei pensieri di molti, assolutamente. E dire che sia il primo che soprattutto il secondo lavoro della band brasiliana erano di tutto rispetto, un ottimo power di matrice tipicamente sudamericana, con idee sufficientemente fresche e un’ottima prova al microfono del mastermind Mario Linhares, autore tra l’altro del concept alla base del precedente disco.
Questo “The Lament” però è qualcosa di più. In un periodo in cui si sente dannatamente la nostalgia per un power metal classico, non infarcito da orchestrazioni e modernismi a volte francamente inutili, questo disco è una ventata di aria fresca, andando a raccogliere lo scettro lasciato dagli Angra (al netto della velocità d’esecuzione) e riportando in auge il power brasiliano, come non accadeva ormai da anni. Chitarre in primo piano, voce strepitosa e ottimo songwriting, praticamente la ricetta perfetta.
Ed è proprio la voce del buon Linhares la componente principale del sound dei Dark Avenger, riuscendo ad adattarsi ad ogni situazione, passando da tonalità più calde ad altre più emozionali, raggiungendo picchi altissimi e risultando allo stesso tempo graffiante. In più di un’occasione il paragone più calzante mi è sembrato quello con Bruce Dickinson, ma anche echi di Mark Boals e del compianto Ronnie James si fanno largo tra i vari brani. E il comparto strumentale non è da meno, con prestazioni davvero eccellenti da parte di tutti i compagni di Mario, a cui fanno compagnia addirittura i fratelli Falaschi nel brano “Deat, Yet Alive”, in un trait d’union ideale con quegli Angra sopracitati.

Insomma, “Tales of Avalon: The Lament” è un disco di power metal classico, nell’accezione più positiva del termine, di quelli che non avevamo il piacere di ascoltare da anni. Attendiamo quindi con ansia l’uscita del nuovo lavoro, ormai questione di settimane, pur con la notizia di un notevole rivoluzionamento della formazione. Speriamo che questo non abbia influito eccessivamente, perché i Dark Avenger sentiti qui sopra sono senza dubbio una delle "sorprese" (per quanto il termine si possa utilizzare per una band con 25 anni di storia) più belle del power recente.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 29 giu 2016 alle 13:19

zanna detiene originale quello col leone che si sa in brasile va come il ricino alle trisavole Mi ricordo fosse anche uno dei suoi dischi preferiti....asd...

Inserito il 29 giu 2016 alle 11:15

https://www.youtube.com/watch?v=G7KGDPh6_UQ

Inserito il 29 giu 2016 alle 11:06

zanna detiene originale quello col leone che si sa in brasile va come il ricino alle trisavole

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