Copertina 8

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2010
Durata:65 min.
Etichetta:AFM

Tracklist

  1. RISE AND RUIN
  2. NOBODY LEAVES
  3. GOODBYE
  4. EASTON HOPE
  5. WELCOME LIBERTY
  6. ALL THESE DARK YEARS
  7. NOTHING REMAINS
  8. REQUIEM
  9. WE ARE PIRATES
  10. THE BLACK HEART
  11. OF DOWNFALL AND DECLINE

Line up

  • Sebastian "Seeb" Levermann: vocals, guitar, keyboards
  • Tobias "Tobi" Kersting: guitar
  • Nils Weise: keyboards, vocals
  • Lars Schneider: bass, vocals
  • Sebastian "Ghnu" Grütling: drums, percussion

Voto medio utenti

Giunti al terzo album ufficiale, i tedeschi Orden Ogan affinano ulteriormente il loro sound, lasciandosi pian piano alle spalle certe influenze folk degli esordi, per puntare su canzoni più heavy e intricate.
Talvolta definiti "prog metal", in realtà gli Orden Ogan presentano solo sporadici episodi ricollegabili al prog, preferendo un ricercato equilibrio fra ruvidezza e melodia, che il più delle volte funziona a meraviglia.
"Easton Hope" è un album solido, ben rifinito, con brani mediamente lunghi ma quasi mai prolissi: la continua alternanza fra passaggi atmosferici e sfuriate power metal è la caratteristica che maggiormente contribuisce a rendere godibile fino in fondo questo disco.
"Nobody Leaves", la prima vera canzone dopo l'intro sinfonica "Rise And Ruin", mette subito in tavola tutti gli assi nella manica della band: doppia cassa a manetta, riffing furibondo e cori massicci lasciano spazio a un refrain evocativo e melodico, per quasi sei minuti di gran classe. "Goodbye" è poi una vera e propria perla, dall'andamento ora marziale, ora elegante, con una linea vocale rocciosa e di nuovo un ritornello altamente melodico, particolare che si ritroverà praticamente in tutti gli altri brani.
L'epica title track è forse il momento che più si avvicina alla definizione di prog metal, grazie alle frequenti variazioni di tono e agli ispirati passaggi di tastiera, che ben si adattano a cori magniloquenti, degni dei Blind Guardian dei tempi d'oro.
In "All The Dark Years" ritroviamo quelle atmosfere medievali che avevano caratterizzato gli Orden Ogan al debutto, sapientemente miscelate a un metal quadrato e sornione, mentre "Requiem" è una sofferta ballad che ha il pregio di non essere il solito, patetico tentativo di far breccia nelle classifiche.
Il brano che più piacerà ai metallari d'annata è però "We Are Pirates", che fin dal titolo è dichiaratamente un tributo ai Running Wild. Oltre alla partecipazione del chitarrista Majk Moti, infatti, in questa divertentissima canzone possiamo trovare tutti gli elementi che avevano reso grande la band di Rock'n'Rolf: apertura melodica in terzine, ritmica speed, cori da bettola malfamata dei Caraibi, botta e risposta fra le chitarre soliste, con tanto di interludio di fisarmonica. Tutto sembra uscire da un "Pile Of Skulls" o da un "Blazon Stone", decisamente una bella dichiarazione d'affetto per una band che ha fatto epoca.
A chiudere l'album troviamo "The Black Heart", altro brano perfettamente in bilico fra furia e melodia, e la lunga "Of Downfall And Decline", dall'atmosfera plumbea e opprimente, che gradualmente sfocia in un intermezzo acustico e nel "gran finale" corale, di rara bellezza.
"Easton Hope" è dunque un lavoro molto ben realizzato, che segue nel migliore dei modi il fortunato "Vale" del 2008 e che mette in mostra una band dalle ottime doti.
Se state cercando un disco di power metal melodico ma non banale, questo album degli Orden Ogan merita sicuramente un ascolto.

Concludiamo lasciandovi alla visione del simpatico video ufficiale di "We Are Pirates", che trovate qui sotto:
Recensione a cura di Michele 'Freeagle' Marando
Grandi!

Grandissimo disco e grandissima band!

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