Copertina 9

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:2002
Durata:57 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. SCOLOPENFRA CINGUIATA
  2. FORTUITOUS ODDITY
  3. ANTHRO EMESIS
  4. THE ISIE OF CALIFORNIA
  5. PSEUDO
  6. FRIEND OF MINE
  7. REBELLION
  8. ZUNO GYAKUSATSU
  9. BLACK METAL SABBATH
  10. CANNABISM
  11. LUCID INTERVAL
  12. MISGUIDED
  13. REDUNDANT
  14. ARSONIST SAVIOR

Line up

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Tornano i pazzoidi americani Cephalic Carnage giunti oramai al loro terzo album. Dicendovi che incidono per la Relapse records forse basterebbe a farvi capire cosa dovete aspettarvi da questo disco. Il loro precedente “Exploting Dysfunction” era davvero un capolavoro nel quale la ferocia del grindcore più forsennato si univa alla brutalità del death metal più malato e deviato. Il platter era arricchito da tutta una serie di altre influenze che portarono i Cephalic Carnage a definirsi “hydro-grind”. Hydro per via dei numerosi e azzeccatissimi stacchi fusion-jazz che diluivano le song rendendole dilatate e appunto liquide. Insomma i nostri tennero fede al loro moniker e con quel disco fecero una vera e propria carneficina cefalica.
Il nuovo “Lucid Interval” riparte da dove li avevamo lasciati anche se devo dire che la componente “liquida” è diminuita ma non a scapito della varietà del disco. Questo è molto importante perché 53 minuti di ultra-grindcore sarebbero stati troppi per chiunque. Le songs si alternano in maniera letteralmente sistematica tra pezzi lunghi e schegge cortissime. Come dicevo le accelerazioni grind sono davvero irresistibili e sfidano i limiti umani con un drumming al fulmicotone ma umano che vi devasterà le orecchie e non solo. Il tutto è supportato da un growling veramente buono e a tratti inintelligibile che fa tanto brutal. Ma le songs sono varie ed allora ecco i celebri stacchi fusion nei quali la musica ha decelerazioni talmente slow da far impallidire una lumaca ma anche una buona carica thrashy e riffs a volte talmente pachidermici da richiamare alla mente vibrazioni doom e stoner talmente acide da corrodere il cervello col loro sabbatismo esasperato. Il discriminante che rende grandiosi nostri è una tecnica invidiabile che permette a questi yankees di giocare con controtempi e tempi dispari con estrema facilità. Insomma ascoltare la carneficina cefalica è come andare sulle montagne russe. Da zero a mille andata e ritorno si potrebbe azzardare.
Pezzi come “Anthro-Emesis”, “Pseudo” o “Rebellion” vi accecheranno con la loro furia e manderanno il vostro cervello in tilt e poi lo finiranno portandolo sull’orlo della follia con rallentamenti improvvisi e stimolazioni alienanti ed estranianti che il cervello stenterà a riconoscere. Vi sembrerà di essere stati rinchiusi in una stanza stroboscopica per ore dalla quale emergerete come dei sopravvissuti al “day-after” di una tremenda esplosione nucleare.
Interessantissimo è l’esperimento della ghost-track conclusiva del disco che consiste in una lunga digressione strumentale e lisergica che si snoda tra jazz, rock, fusion, acustica e vibrazioni noisy acide e visionarie, sabbatiche oserei dire. Il colpo finale.
Da rimarcare inoltre l’aspetto concettuale della cosa. I testi sono davvero una delle cose più belle di questo disco spaziando su tutta una varietà di temi estremamente attuali oggi ma per nulla banali e osservati da un punto di vista oserei dire anarchico. Feroce è la critica al sistema americano ma ce n’è anche per gli antichi romani e loro perversioni sessuali…
Essere brutali, intelligenti, complessi, tecnici, schizoidi e riuscire a fare male all’ascoltatore senza risultare pallosi o pretenziosi è una dote non da tutti e alla Relapse ne sanno qualcosa. Da avere assolutamente.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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