Sleepy Hollow - Tales Of Gods And Monsters

Copertina 5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2016
Durata:50 min.
Etichetta:Pure Steel Records
Distribuzione:Soulfood Music Distribution GmbH

Tracklist

  1. BLACK HORSE NAMED DEATH
  2. SONS OF OSIRIS
  3. ALONE IN THE DARK
  4. BOUND BY BLOOD
  5. GODDESS OF FIRE
  6. ON BLACKENED SEAS
  7. BAPHOMET
  8. CREATION ABOMINATION
  9. SHAPESHIFTER
  10. TIME TRAVELLER
  11. SHADOWLANDS

Line up

  • Chapel Stormcrow: vocals
  • Steve Stegg: guitars
  • Rich Fuester: bass
  • Allan Smith: drums

Voto medio utenti

Leggendo la biografia degli Sleepy Hollow si scopre che ne hanno passato davvero tante, ma non si sono mai persi d'animo ed oggi ritornano con un lavoro nuovo di zecca e con una formazione rinnovata per tre quarti rimanendo immutato solamente il chitarrista Steve Stegg.

Come nel loro ultimo album “Skull 13” ormai risalente a quattro anni fa, le coordinate stilistiche rimangono vicine al heavy metal classico con riferimento alle band che di questo genere hanno fatto la storia. Come sempre troppi richiami non fanno bene perché non creano nessuna identità di band anche se poi tutto sommato le undici canzoni di fanno ascoltare senza nessuna esigenza di skippare o di scappare verso altri lidi musicali (almeno per i primi due o tre ascolti).

Uno dei limiti di questa band però è la somiglianza delle canzoni, che a lungo andare annoia un po' l'ascoltatore anche perché spesso, mentre si ascolta un brano, si intuisce dove lo stesso andrà a parare o torna in mente uno appena ascoltato.
“Black Horse Named Death” apre l'album, una canzone abbastanza potente dove i suoni di batteria sono un po' carenti ed “indietro” rispetto al resto. Carenza questa che si riscontrerà su tutto l'album e che quindi a questo punto pare una scelta della band stessa, scelta che non mi sento di promuovere. Si prosegue con “Sons Of Oriris” non molto distante dal brano d'apertura. “Bound By Blood” ha un riff di chitarra veloce ma il ritmo che tiene la batteria è lo stesso delle canzoni che l'hanno preceduta. Ed è proprio di questo che vi stiamo parlando, la poca varietà che come detto fa distrarre un po' dall'ascolto, mentre i brani si susseguono uno dietro l'altro senza particolarmente impressionare e così “Tales Of Gods And Monsters” arriva alla fine, passando per pezzi come “Shapeshifter”, “Creation Abomination” che sembrano distinguersi un pochino, ma non troppo.

Dopo un po' di anni di attività, due album (più un demo) all'attivo, per questo terzo lavoro mi aspettavo ben di più. Peccato, auguriamoci che sia solamente “colpa” del cambio di line-up. A risentirci.
Recensione a cura di Andrea Lami

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