Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:55 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. THE PRINCE OF METAL
  2. KINGS BEFORE YOU
  3. INTO THE FLAMES
  4. THE SACRED MOUNTAIN
  5. THE BEAST AWAKENS
  6. EVIL EYE
  7. NECROMANCER
  8. RIDERS ON THE WIND
  9. CALLING OUT FOR MIDNIGHT
  10. BATTLE CRY
  11. BY THE HORNS
  12. RISE TO VALHALLA

Line up

  • James Durbin: vocals, guitars
  • Jon Yadon Jr: guitars
  • Marc Putnam: guitars
  • Dylan Rose: guitars
  • Nick Gallant: guitars
  • Barry Sparks: Bass
  • Mike Vanderhule: Drums
  • Chris Jericho: vocals in “Kings Before You”
  • Phil Demmel: guitars in “Kings Before You”
  • Ryan Heggum: additional guitars
  • Ellison & Jeremy Locke: additional guitars
  • Earl Salindo: keyboards, synths
  • Paul Grimm: textures, pads

Voto medio utenti

Probabilmente per James Durbin cercare di sostituire Kevin DuBrow nei Quiet Riot non deve essere stata un’esperienza particolarmente gratificante (e ne sa qualcosa anche un certo Paul Shortino, ai tempi accolto con qualche diffidenza anche in un disco splendido come “Quiet Riot”), tanto che dopo i controversi “Road rage” e “Hollywood cowboys”, lo ritroviamo in veste “solista” in questo gradevole “The beast awakens”.
Si tratta di un albo che celebra in maniera esplicita l’hard n’ heavy ottantiano di Judas Priest, Dio e Rainbow e se questa non è per nulla una “novità” dei nostri tempi, a "stupire" piacevolmente è la qualità espressiva con cui vengono trattati i tanti diffusi cliché del genere.
A incarnare un importante “valore aggiunto” c’è ovviamente l’ugola stentorea e duttile di Durbin, di certo da annoverare tra le eccellenze fonatorie dei una generazione di cantanti che pur mantenendo un solido “cordone ombelicale” con i Maestri, riesce a scongiurare, grazie a talento e sensibilità, l’effetto parodia.
Sostenuta da musicisti di valore e prestigio (Mike Vanderhule degli Y&T e Barry Sparks di Malmsteen e Dokken, tra gli altri, senza dimenticare gli ospiti Chris Jericho dei Fozzy e Phil Demmel ex dei Machine Head), l’opera contiene dodici brani indirizzati ai numerosi “nostalgici” del settore, di quelli, però, che sanno apprezzare le situazioni compositive in cui il rigore stilistico è accompagnato dall’incisività delle melodie e da un giusto apporto di vitalità.
Così, ecco che “The prince of metal” (bel pezzo!) irrompe nei sensi e li conquista attraverso una tensione metallica “figlia” dei Priest, “Kings before you” incupisce i toni con il contributo di Jericho e Demmel, mentre le cadenze vagamente B.O.C. di “Into the flames” si sublimano in un accattivante refrain.
The sacred mountain” è un modo piuttosto efficace per onorare un fuoriclasse inarrivabile come Ronnie James Dio, all’interno di un programma che con la caliginosa title-track dell’album piazza un altro momento di notevole suggestione e nella successiva “Evil eye” attinge dalla storia dell’US metal (Queensryche, Fifth Angel, Malice, Lethal…) per assoggettare l’astante.
Nonostante la fascinosa carica evocativa, “Necromancer” e “Riders on the wind” appaiono leggermente più anonime, una sensazione che, dopo la bella grinta di “Calling out for midnight”, viene risolutamente bandita da “Battle cry”, una power-ballad dominata dalla laringe del vocalist americano, dalla possente “By the horns” (fin un po’ troppo Halford-iana, in realtà) e da “Rise to Valhalla”, che con le sue cesellature epic-power rappresenta la degna conclusione di uno spaccato di heavy tradizionale assai riuscito, da non sottovalutare se apprezzate questi suoni e chi li sa interpretare con merito e vocazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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