Kaptivity - Across the Abyss of Death

Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:37 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. INTRO
  2. LIBERTY TO VIOLENCE
  3. DECOMPOSITION
  4. ENSLAVED BY THOUGHTS
  5. LEGION OF THE DEAD
  6. SHROUDED BY PUTREFACTION
  7. LAST THRONE
  8. MASTER CREATURE
  9. ROOM OF DESTINY
  10. OUTRO

Line up

  • Il Franz: vocals
  • Nick: guitars
  • Lorenzo: bass
  • Luca: drums

Voto medio utenti

Basta guardare un attimo al passato dei Kaptivity per capire che non sono dei bimbominkia che hanno deciso di suonare deth metal vecchio stampo perché "fa fico ed è tornato di moda". No, questi ragazzi di Parma sono gente con le palle, gente che ha realizzato in casa il proprio nuovo disco, in completa autonomia ed in modo indipendente da tutto e tutti.
Dopo esperienze in altri campi estremi, dopo cambi di nome, dopo diverse sfighe e la pubblicazione di un buon esordio "Walk into the Pain" (2011), i Kaptivity scelgono di fare tutto da soli, riuscendo a costruire un disco sincero, valente, ben prodotto ed ottimamente suonato, che da la paga ad un sacco di band supportate da etichette ben conosciute.

"Across the Abyss of Death"
è un compendio di classicità deathmetallica con un apprezzabilissimo suono sporco, un potente groove che emerge con forza nelle parti meno tirate ed un piacevolissimo alone oscuro ed oppressivo che accompagna costantemente l'ascolto. Certo, la varietà non è di questo mondo ma le canzoni sono ben strutturate e non cadono in eccessivi schemi ripetuti che potrebbero portare ad una stanchezza d'ascolto. La velocità non è mai eccessiva ed i blast beat, per quanto presenti, non sono la spina dorsale delle composizioni, i Kaptivity spingono la loro musica nel versante oscuro. Il riffing è robusto e mai tagliente, piuttosto direi impattante e con una greve potenza spalmata su tutto il brano, con un basso che da un buonissimo aiuto in quanto a profondità. Completano il quadro una voce marcia, gonfia di catarro ed una batteria molto quadrata che bada al sodo e spinge bene, senza aggiungere colpi di abbellimento, finezze che sarebbero fuori contesto. La produzione casalinga è tutt'altro che chiara e cristallina, preferisce concentrarsi sul blocco compositivo impattando l'aria con copiose dosi di basse frequenze, restituendo un respiro cupo ai brani. Dovendo tirar fuori qualche nome, potrei buttare sul piatto vecchi Kataklysm, Obituary ed assolutamente Bolt Thrower, giusto per dare due vaghe coordinate. Cliccate pure il player qui sotto, la band mette a disposizione tutto il disco che sfiora di poco la soglia del discreto.

Pattonale.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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