Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:40 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. COMING DOWN QUICK
  2. D'EATH TO INVADERS
  3. RARE BREED
  4. ACID DROP
  5. WHAT'S LEFT FOR ME
  6. SAVAGE SKULLS AND NOMADS S
  7. THE VULTURE
  8. NEVER MORE THAN N NOW
  9. PULL THE TRIGGER R
  10. DUSTED D AND D BUSTED
  11. SPACE STEPPING

Line up

  • Johs Landau : voce, chitarra
  • Court Murphy : basso
  • Jeff Murray : batteria

Voto medio utenti

Terzo album per questo trio di americani cazzuti come pochi. Definiscono la loro musica “rock psichedelico e violento” ed effettivamente il sound proposto è un mix fra stoner, psichedelia anni ’70 ed heavy metal, quello bello tirato. Ad un anno esatto da “Bless Off” i nostri tirano fuori dal cilindro 11 mazzate che colpiscono come un pugno in faccia, proponendo un suono rozzo, enfatizzato da una produzione minimale, nel quale la chitarra ha un suono pastoso e saturo, il basso è distorto come quello di Lemmy e la batteria tuonante. Niente di nuovo direte voi ed invece, no, i The Shrine riescono a “adrenalizzare” un genere piuttosto statico come lo stoner, iniettandogli una dose di velocità ed energia; il disco è carico e scorre via come un treno deragliato, rumoroso, che sprizza scintille dall’attrito coi binari. Ad esclusione di un pezzo assolutamente inutile ( “Pull The Trigger” praticamente un lungo assolo di chitarra ) e di qualche momento di stanca in altri brani ( "What's Left For Me"e "Never More Than Now" un po' legnose e monotone) , il lavoro si mantiene su ritmi sempre alti e martellanti. Si alternano pezzi veloci ( la motorhediana “Savage Skull And Nomads”) ad altri in cui sono i riff di scuola sabbathiana a primeggiare ( "Death To Invaders" dal refrain irresistibile, "Rare Breed", " The Vulture" ). C'è spazio anche per un lento "Dusted And Busted" dal suono corrosivo, e' forse il pezzo piu' easy dell'intero lavoro, e la conclusiva "Space Stepping", pachidermica e potente col suo riff che sembra uscito direttamente dalla chitarra di Tony Iommi.
I The Shrine ricordano molto gli High On Fire sia nella struttura dei brani che nell'uso della voce, a chi piace questo suono vintage, distorto e marcio avrà pane per i suoi denti
.
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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