SIG:AR:TYR - Sailing the Seas of Fate (reissue)

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:53 min.
Etichetta:Hammerheart Records

Tracklist

  1. DREAMING OF THE DAWN
  2. FROST ON DEAD LEAVES
  3. UNDER THE DRAGON STAR
  4. SNOWBORNE
  5. TO CRONIA
  6. THE DEAD GIANT'S TALE
  7. URD
  8. VERDANDI
  9. SKULD

Line up

  • Daemonskald: vocals, all instruments

Voto medio utenti

Mi ritrovo qui a recensire la ristampa a cura della Hammerheart di “Sailing the Seas of Fate”, disco uscito nel 2005 per la Morbid Winter Records e ristampato di nuovo nel 2009 dalla stessa etichetta. La Hammerheart , in vista dell’uscita del prossimo quarto album della band che avverrà nel 2016, ha saggiamente deciso di ristampare i tre album precedenti, tra cui questo “Sailing the Seas of Fate”. Questo disco è un piccolo gioiello sconosciuto a molti e narra la storia di una spedizione vichinga partita per raggiungere i confini dell’estremo nord del mondo al fine di recuperare un oggetto che cambierà le sorti del cristianesimo, permettendo al popolo vichingo di riconnettersi con le loro antiche divinità.
La musica presente in questo disco non è facilmente catalogabile, sia per l’originalità della proposta musicale stessa che per le caratteristiche peculiari che essa evidenzia. Non posso inserire il disco nel filone metal estremo, anche se qui sono presenti le tematiche caratteristiche del viking pagan black però i suoni molto più dolci e l’uso intenso delle chitarre classiche e acustiche non si addicono propriamente al filone estremo. Di sicuro sono presenti molti elementi folk e la musica spesso sfrutta sonorità tipicamente ambient poiché viene utilizzata per descrivere il suono degli elementi naturali come il mare o il vento. In definitiva potremmo etichettare la musica dei SIG:AR:TYR come ambient/acoustic/viking/folk. La band è composta da un unico membro: Daemonskald che canta e suona tutti gli strumenti. Daemonskald è un ottimo chitarrista classico e acustico e le melodie che intreccia in ogni brano sono davvero originali e considerevoli, anche con la chitarra elettrica non è, comunque, da meno e sono appunto le sei corde che rendono questo album così bello, epico, melodico e maestoso. Lo stile chitarristico di Daemonskald ricorda a volte quello di Yngwie J. Malmsteen, mentre la musica richiama molto quella epica dei Bathory utilizzata nelle parti lente dei loro brani.
Sembra un azzardo accostare Malmsteen ai Bathory, ma vi invito ad ascoltare il disco e a smentirmi se ciò non vi sembra vero. Analizziamo il disco traccia per traccia con lo scopo di chiarire meglio qual è la musica di SIG:AR:TYR e cosa ci vuole trasmettere Daemonskald con questo album.
Si parte con “Dreaming Of The Dawn”, un pezzo fantastico che, dopo una breve intro costruita da alcune note di chitarra e il fruscio delle onde del mare che si infrangono sulla spiaggia, si sviluppa con l’incedere di colpi di batteria sulla quale si innestano pennate di chitarra acustica che costituiranno il riff di riferimento del brano che non dimenticherete più per il resto della vostra vita. Quando, ormai dieci anni fa, ascoltai questo inizio di disco fu innamoramento a prima vista anzi, più correttamente, a primo ascolto! Il suono della chitarra acustica che segue il ritmo marziale dettato dalla batteria è nella sua semplicità e genialità talmente epico e grandioso che dobbiamo scomodare i migliori Bathory per un termine di confronto di pari livello, il brano continua poi con una parte folk e una parte più lenta dove regnano arpeggi acustici di chitarra e accenni elettrici nei quali si inseriscono le vocals in stile narrante. Infine il brano riprende il micidiale riff iniziale prima descritto.
“Frost On Dead Leaves” è un brano totalmente acustico più lento e cadenzato nel quale, ad un ritmo folk, si fondono sapientemente veloci assoli di chitarra acustica in stile Malmsteen. Il concept del brano è magicamente reso reale dalla musica, al brano è abbinato un piccolo poema runico anglosassone, ma le vocals non sono presenti nel pezzo, questa strana caratteristica si ripeterà per altre tracce dell’album.
“Under The Dragon Star” all’inizio somiglia molto al brano precedente per l’ampio uso della chitarra acustica però qui è presente la voce narrante che declama le liriche e l’ultima parte della traccia è invece un lento incedere scandito questa volta dalla chitarra elettrica sapientemente suonata.
Con il suono di gelide folate di vento rotto solo dai soliti arpeggi di chitarra, che sono l’asse portante dell’intero disco, inizia “Snowborne”, un brano dedicato al mitico Quorthon dei Bathory. Il brano è un bellissimo strumentale acustico in stile ambient, vista la presenza dei suoni invernali che sottolineano il titolo della traccia. Le liriche sono composte solo da una frase tratta dal poema vichingo Hávamál, ma questa frase non viene declamata all’interno del pezzo.
To Cronia” è un pezzo che ha uno strano inizio alla "Silvester Anfang" dei Mayhem per circa un minuto, dopodiché cambia decisamente introducendo un arpeggio acustico malinconico, costituito quasi prevalentemente da un unico giro di chitarra acustica, che si ripete all’esaustione sul quale Daemonskald sussurra le liriche del brano su un sottofondo sonoro del mare che si infrange sulla costa.
Nel brano “The Dead Giant's Tale” possiamo ancora ascoltare l’abilità di Daemonskald sia con la chitarra acustica nella prima parte della traccia che con quella elettrica nella seconda. Questo brano ha al corredo un testo, ma lo stesso testo non viene cantato poiché il brano è strumentale! Probabilmente esso descrive talmente bene in musica il concetto espresso nelle liriche che Daemonskald ha deciso di non cantarle.
Anche “Urd” è un brano malinconico, direi quasi depressive, costruito da parti acustiche ed elettriche accompagnate dalle solite vocals narrate.
“Verdandi” è un brano strumentale lento e triste però, in questo caso, l’inizio è dettato dalla chitarra elettrica e il finale da quella acustica. In questo brano non compare la sezione ritmica è soltanto pura chitarra con effetti in arrangiamento.
“Skuld” è invece un brano più veloce e qui la chitarra che la fa da padrone è sicuramente quella elettrica, l’acustica accompagna praticamente soltanto la musica oltre ad iniziare e chiudere il pezzo. La voce di Daemonskald è molto più cattiva con un cantato quasi in screaming. Questa traccia può definirsi a tutti gli effetti un vero e proprio brano viking/pagan black ed è il degno suggello a questo bellissimo esordio per questa band.
Da segnalare la grafica della cover del disco che rappresenta un’illustrazione di Gustave Dorè creata per il libro di poesie di Alfred Tennyson “Idylls of the King”. Un’altra illustrazione dello stesso autore creata per lo stesso libro è stata utilizzata dai Dimmu Borgir per la cover dell’album “For All Tid”.
Recensione a cura di Enrico Mazziotta

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