Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2015
Durata:56 min.
Etichetta:Battleground Records

Tracklist

  1. I DON’T WANT TO LOOK INSIDE
  2. IMAGINING THE LOSS
  3. MURDERED BY THE EARTH
  4. JIM THE PROPHET
  5. IN THE SHADOWS WE DWELL
  6. A DARK FIGURE IN THE DISTANCE
  7. IT’S ALL MY FAULT
  8. SHE FUCKS LIKE SHE’S ALIVE
  9. THERE ARE SO MANY REASONS TO GIVE UP ON RELIGION

Line up

  • Mark Kozuback: bass
  • Andy Schroeder: drums
  • Bjorn Dannov: guitars
  • Nathan Gearhart: vocals
  • Kyle Moeller: guitars

Voto medio utenti

Il death metal melodico degli statunitensi Vehemence è molto ascoltabile e potrebbe mietere vittime anche tra chi vuole qualcosa di più da una death metal band in termini di assoli di chitarra e melodia. Il disco inizia con un’apertura in perfetto stile power metal con il brano “I Don't Want To Look Inside” e già si capisce che non si ha a che fare con una death metal band convenzionale. Ovviamente dopo questa parentesi iniziale il brano prosegue in stile death metal, però in esso sono presenti diversi assoli di chitarra e break più melodici, che si inseriscono tra il growl del cantante Nathan Gearhart e i riff ritmici tipici del death.
La seconda traccia “Imagining The Loss” è meno melodica e più monolitica rispetto alla precedente per circa metà brano, poi le chitarre prendono il sopravvento e il brano si ravviva nella sezione strumentale centrale e nel finale che per qualche momento richiama la parte iniziale .
“Murdered By The Earth”, pur essendo differente dalla precedente, segue lo stesso schema. Più canonica la parte iniziale per poi diversificarsi nella seconda parte sempre per merito delle chitarre che donano molta melodia alla traccia che addirittura termina con un minuto di acustico in dissolvenza.
“Jim The Prophet” invece parte più melodica e cadenzata e anche il cantato non segue un inizio in growl, ma in scream. Dopo un paio di minuti il growl ricompare e con esso la velocità si incrementa. Quasi nel finale è da segnalare un bell’assolo di chitarra.
“In The Shadows We Dwell” è molto più veloce e aggressiva, qui le chitarre si limitano a seguire il ritmo e a salire sugli scudi è il batterista che con tempi medio-veloci e veloci detta insieme al singer lo sviluppo del brano.
“A Dark Figure In The Distance” inizia molto soft ed è decisamente il brano più melodico dell’intero disco. Però non pensiate che esso sia un brano sdolcinato, il pezzo è oscuro e misterioso, ma molto bello musicalmente parlando.
“It's All My Fault”, insieme al primo brano, viene proposto in sede di promozione come apripista a questo disco. I due brani sono però molto differenti tra loro e mentre il primo è fresco e moderno, questo è un tipico brano death granitico, veloce e senza compromessi. E’ chiaro che questo brano serve a controbilanciare il primo per non deludere i fan di vecchia data e abituarli pian piano al nuovo corso della band.
“She Fucks Like She's Alive” è una traccia death che unisce una visione moderna di questo stile musicale alla tipica e storica partitura che prevede numerosi cambi di tempo e voce growl, amalgamando il tutto con un ottimo lavoro alle chitarre che sono presenti in tutte le forme: ritmiche, soliste e acustiche. Eccellente anche la sezione ritmica.
“There Are So Many Reasons To Give Up On Religion” è un tipico brano death senza infamia e senza lode che risente del fatto che è stato composto nel 2007, poiché già presente in un demo di quel periodo.
Si nota a mille miglia che i Vehemence non sono dei novellini, e anche se si sono assentati per molti anni, il voler ricostruire la band dopo aver avuto un contratto con una major e ripartire con la piccola etichetta locale Battleground Records, per provare di nuovo a riproporsi al mondo intero, è sinonimo di voler fare le cose per bene.
La sezione ritmica è solida e conduce bene l’evolversi della musica, sia nelle parti veloci che in quelle più lente, senza esitazioni. La voce di Nathan Gearhart è anch’essa possente e senza titubanze e il growl è eseguito in perfetto stile death metal. Le belle parti di chitarra donano al disco quella freschezza necessaria a far emergere l’intero lavoro dall’anonimo e affollato panorama death. In conclusione questo disco ci restituisce una band storica del death metal statunitense che però non rivive a distanza di un decennio i propri fasti, ma si ripropone rivista e aggiornata ai tempi moderni.
Anche se non possiamo parlare di capolavoro o di disco rivoluzionario, “Forward Without Motion” è un buono e sano disco dove la matrice death melodica prevale sulle altre sfumature che però aprono la possibilità di ascolto dello stesso da parte di un pubblico più ampio specialmente per l’ottimo lavoro chitarristico in esso presente.
Recensione a cura di Enrico Mazziotta

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