Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:51 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. SAY GOODBYE TO THE SUN
  2. ANYMORE
  3. UNTIL I LEFT YOU
  4. LONG FOR THE DAYS
  5. SCREAM
  6. NEVER SAY NEVER
  7. CHANGES
  8. THE ONLY WAY TO GO
  9. DYING TO LIVE
  10. START AGAIN
  11. WHAT WE BELIEVE

Line up

  • Joel Hoekstra: guitars, backing vocals
  • Jeff Scott Soto: vocals, backing vocals
  • Russell Allen: vocals, backing vocals
  • Vinny Appice: drums
  • Tony Franklin: bass
  • Derek Sherinian: guest on keyboards
  • Chloe Lowery: guest on vocals
  • Toby Hitchcock: guest on additional backing vocals
  • Charlie Zeleny: guest on percussion
  • Dave Eggar: guest on cello

Voto medio utenti

E’ giunto il momento delle scuse. Una cosa che probabilmente avrei dovuto (e potuto, grazie alla webzine più gloriosa della Rete …) fare prima, ma che non si può rimandare oltre.
Non consideravo Joel Hoekstra un musicista degno di grande considerazione.
Avevo inizialmente mal digerito il suo ingresso nei Night Ranger (nel ruolo che fu del leggendario Jeff Watson!) e nonostante le prestazioni di ottimo livello con uno dei miei tanti eroi del rock melodico, ero stato evidentemente abbagliato dalla prova monstre dei suoi compagni d’avventura, da troppi anni stabilmente residenti nel cuore di questo maturo musicofilo.
D’ora in avanti, anche grazie a “Dying to live”, il nome di Joel dovrà essere legittimamente inserito nell’elenco destinato agli artisti di notevole valore, capaci di distinguersi in un mondo pieno di (competenti) comprimari.
Qualcuno potrà osservare che al nostro piace “vincere facile” e che non è un’impresa “impossibile” conquistare un ampio consenso quando i suoi Joel Hoekstra's 13 si avvalgono dei servigi di gente del calibro di Jeff Scott Soto, Russell Allen, Vinny Appice e Tony Franklin (senza dimenticare gli ospiti Derek Sherinian, Chloe Lowery e Toby Hitchcock!), i cui curricula sono talmente rinomati da non richiedere ulteriori didascalie.
E invece la mia impressione è che proprio in questa situazione, nella quale si poteva finire per essere “schiacciati” da personalità così straripanti, sia da sottolineare la capacità del chitarrista americano nel far emergere tutte le sue qualità tecnico - compositive, esibite in una costante osmosi tra perizia e ispirazione.
Valutazioni indirizzate a chi ama la storia dell’hard rock e non cerca una particolare “imprevedibilità” in una produzione discografica, dacché è evidente fin dal primo contatto che sono Whitesnake, Rainbow e Dio i principali riferimenti di una raccolta musicale comunque mai fastidiosamente devota o eccessivamente oleografica.
Ovviamente avere in squadra due voci come quelle di Soto e Allen contribuisce non poco al risultato finale, allo stesso modo in cui i tamburi di Appice e il basso di Franklin consentono di concentrarsi sul resto del processo artistico senza preoccupazioni di tipo “ritmico”.
E allora, cari hard-rockers “classici” all’ascolto, sotto con la grinta e l’enfasi di “Say goodbye to the sun” e non “spaventatevi” della sua irruenza (vagamente “attualizzata”) e della sua linea melodica non esattamente catalizzante, nella successiva “AnymoreAllen addolcisce leggermente i suoi pregiati registri vocali e asseconda un brano dai toni certamente più accattivanti.
I fans di Soto lo ritroveranno in ottima forma nella smagliante “Until I left you”, un gioiellino alla Takara / Talisman di notevole suggestione, mentre, dopo l’avvicendamento al microfono, “Long for the days” lusinga irrimediabilmente i sensi con il suo mood notturno e serpentesco.
Scream” mesce con gusto Rainbow e Purple (con tanto di flash di Hammond!), “Never say never” scandaglia contagiosi territori elettroacustici, “Changes” s’insinua nelle emozionanti pieghe dell’AOR con grazia innata e “The only way to go” pulsa di quella materia tanto cara a un mito vero, mai troppo compianto, di nome Ronnie James.
Tanto per rimanere in “tema”, il rush finale dell’opera lo inaugura una drammatica e Sabbath-iana title-track e se “Start again” solca nuovamente acque pacifiche e vaporose in un clima dai contorni quasi prog (bello il break di synth), tocca a “What we believe” piazzare il colpo “definitivo”: uno splendido duetto tra Jeff e Chloe Lowery (Trans-Siberian Orchestra), in un autentico generatore sonico di brividi di soddisfazione, tra Led Zeppelin e prime Heart.
Allora, vediamo un po’ … ammenda fatta e albo consigliato … Sir. Coverdale (che ha fortemente voluto Hoekstra alla sua “corte” …) ha visto bene anche stavolta.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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