Copertina 9

Info

Anno di uscita:2005
Durata:73 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. WORLD PLAY
  2. HIGHEST GROUND
  3. NEW POSITION
  4. ANOTHER WORLD
  5. SOUL GOES ON
  6. ALIVE (BONUS TRACK)
  7. PERILED DIVIDE
  8. PEEPHOLE
  9. ABAILAR TO' MUNDO (BONUS TRACK)
  10. FRIENDS TO LOVERS
  11. PRAISE
  12. MY SANCTUARY
  13. COMING HOME
  14. MY LOVE, MY FRIEND (BONUS TRACK)
  15. CLOSE THE DOOR
  16. JAMES BROWN

Line up

  • Jeff Scott Soto: vocals
  • Neal Schon: guitars
  • Virgil Donati: drums
  • Marco Mendoza: bass

Voto medio utenti

Quando una band è formata per metà da “eroi personali” (Jeff Scott Soto e Neil Schon, che condividono anche la produzione del disco) e per l’altra metà da musicisti dal curriculum e dalle doti musicali importanti (Virgil Donati, Marco Mendoza), è lampante che le aspettative non possano che essere molto elevate.
Jeff Scott Soto è un cantante dalla versatilità rara e dalla splendida timbrica, in grado, da solo, di “fare reparto” ed impreziosire, nelle varie situazioni interpretative, ogni progetto al quale ha preso parte (Malmsteen, Talisman, Takara, Human Clay, Axel Rudy Pell, carriera solista …) e che ha, tra i molti meriti, anche quello di essere riuscito a rendere (con il contributo dei suoi compagni dei Talisman) in maniera spettacolarmente rock, due brani di pop, in ogni caso di qualità, come “Crazy” di Seal (in “Life”) e “Frozen” di Madonna (inclusa in “Truth”).
Neil Schon è un chitarrista dalla sensibilità smisurata, uno degli artefici del classico suono Journey, tra grazia e vigore, che anche nella sua carriera in parallelo alla band “madre” ha sempre distribuito generosamente splendide vibrazioni (penso ad esempio ai Bad English, all’esordio degli Hardline o agli HSAS).
Virgil Donati (Steve Vai, Ring Of Fire, Planet X) e Marco Mendoza (Whitesnake, Ted Nugent, Thin Lizzy), d’altro canto, formano un’eccelsa sezione ritmica, affiatata come se suonassero insieme da sempre e capace di una propulsione fatta di tecnica mai fine a sé stessa, estro e precisione.
Grandissima attesa, quindi, ma di conseguenza, anche il timore che i Soul SirkUS (nati dalle ceneri dei Planet US, che prevedevano anche Sammy Hagar e Michael Anthony, poi riassorbiti dagli impegni con i Van Halen e Deen Castronovo, deciso, dopo la collaborazione iniziale, a dedicarsi esclusivamente ai Journey), potessero essere il classico “supergruppo” assemblato orientandosi più alla cartamoneta che non a motivazioni artistiche, risultando magari troppo “freddo”, “forzatamente” ispirato od ostentazione sterile di capacità strumentali.
Bastano, fortunatamente, pochi secondi della scintillante “Highest ground” (dopo l’intro “World play”) per comprendere immediatamente che l’aridità temuta non farà parte di questo strepitoso disco di hard rock sicuramente melodico, ma sempre comunque molto energico e “fisico”, smentendo clamorosamente tutti quelli (me compreso) che si aspettavano sonorità decisamente “morbide”.
Tutti i brani contenuti nel dischetto (comprese le bonus tracks aggiunte, rispetto alla versione americana del platter, in quest’edizione sotto il marchio Frontiers), non mostrano alcun segno di flessione dal punto di vista della scrittura e uno dopo l’altro esibiscono un coinvolgimento emozionale “pericolosamente” vicino alla perfezione, in cui il valore della formazione non è mai sbilanciato (nonostante le grandi individualità) verso il singolo, ma appare coeso all’interno di una “macchina” euritmica, praticamente priva di difetti, nella quale è l’attitudine oltre che la maestria esecutiva a fare la differenza.
Credetemi, è molto difficile selezionare le canzoni in base alla loro validità e stilarne una graduatoria di merito; ogni composizione “vola” talmente in alto da renderla quasi irraggiungibile e anche i fillers inseriti con l’apparente scopo del divertissement, possiedono forza e motivi d’interesse (lo showcase di basso e voci d’estrazione latina di “Abailar to' mundo”, i vocalizzi soul in purezza in “My love, my friend” e persino lo shuffle funk di “James Brown”, con un sorprendente Schon che asseconda un’altra delle passioni del suo singer in modo molto “gustoso”).
Impossibile, però, non parlare della dirompente carica rock di “New position”, con Schon a condurre le “danze”, delle visioni mediorientali vagamente Kashmir-docet della cadenzata “Another world”, della lenta “Soul goes on”, capitolo 1 del manuale per la “stesura della ballata di classe”, del vulcanico riff di “Alive”, che si stempera in deliziose textures vocali o tacere dell’incredibile costruzione armonica e del crescendo emotivo di “Periled divide”, dell’eccitante impatto frontale di “modern classic hard rock” tra passato e presente di “Peephole”, del contrappunto tastieristico di “Friends to lovers” e del suo refrain indimenticabile, della magistrale piece-de-resistence incalzante di “Praise” (vicina ai migliori Talisman), della sensazionale e pulsante vitalità di “My sanctuary”(i breaks sono letteralmente da “infarto”), del vero “ritorno a casa” di “Coming home” (almeno per Schon), con le sue luminose sonorità Journey-esque e Jeff che recita la parte che fu di Perry in modo spettacolare o ancora del sapiente impasto d’energia e melodia raffinata di “Close the door”, ma poi mi accorgo di avere speso fin troppe parole per un albo che DEVE essere solo ascoltato e “vissuto” nella sua interezza.
La speranza è che questo “World play” non rimanga un episodio isolato e che la superba alchimia in esso esibita possa essere replicata … per quanto mi riguarda, si tratta di un disco da considerare come pietra di paragone per le prossime uscite discografiche in quest’ambito stilistico, dai risultati molto difficili da emulare … ed ora scusate, ma mi attende il fedele cd player per l’ennesima e, prevedo nuovamente appagante, audizione.

P.S. come se non bastasse tutto quello fin qui descritto, il cd, nella versione che troverete nei negozi, prevede anche un DVD contenete i clip di “New position” e “Another world”, un’intervista alla band e materiale video “dietro le quinte” … ribadisco il concetto …
acquisto O B B L I G A T O !
Recensione a cura di Marco Aimasso

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