Sacral Rage - Illusions in Infinite Void

Copertina 9,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2015
Durata:50 min.
Etichetta:Cruz del Sur Music

Tracklist

  1. HARBINGER
  2. EN CIMA DEL MAL
  3. LOST CHAPTER E.: SUTRATMA
  4. PANIC IN URALS (BURNING SKIES)
  5. WALTZ IN MADNESS
  6. INTO MENTAL EAST
  7. INNER SANCTUM ASYLUM
  8. A TYRANNOUS REVOLT
  9. LOST CHAPTER E.: AMARNA’S REIGN

Line up

  • Spyros S.: bass
  • Vaggelis F.: drums
  • Marios P.: guitars
  • Dimitris K.: vocals

Voto medio utenti

Non accadeva dal 5 di Settembre del 1989, anno di rilascio di Nosferatu degli Helstar, probabilmente il disco che riusciva a chiudere in bellezza e in gloria la più intensa e immaginifica decade per la musica metal. Quel disco era una summa di oscurità, eleganza, tecnica e potenza ed era anche un mix letale di power, thrash, prog e un pizzico di neoclassicismo che non guasta mai, il tutto condito dal timbro di voce eterno di James Rivera. Cosa non accadeva da allora? Che il mondo del metal fosse travolto da un capolavoro di tale portata. L’eredità passa dal Texas all’antica Atene, ma la musica rimane la stessa. Illusions In Infinite Void dei Sacral Rage è il più bel disco metal dall’opera sopracitata degli Helstar. E anche in questo caso la voce dà al platter quel qualcosa in più da renderlo immortale e la voce è quella del giovane Dimitris K, che si differenzia da quella di Rivera solo per un timbro leggermente meno pulito ma in grado di fendere l’aria con degli acuti realmente impressionanti, per controllo, potenza e durata.
Nel disco dei Greci ritroviamo quel modo di suonare che caratterizzava tutta quella scena tecno thrash attiva negli USA proprio a fine ’80, quindi una tecnica mostruosa ma non assolutamente fine a se stessa, bensì messa a disposizione delle canzoni che risultano si, complesse ma mai cosi cervellotiche, un equilibrio cosi sottile che pochi nella storia del metal sono riusciti a bilanciare. All’ascolto veniamo subito colpiti dal suono delle asce, potenti ma tecniche e affilate come rasoi e poi l’incedere della sezione ritmica che in tutta la durata del disco non sbaglia un colpo per quanto riguarda la varietà, la fantasia e la precisione, una perizia assoluta a cui non siamo più abituati, l’esempio di tutto ciò si trova nel doppio capolavoro En Cima Del Mal- Lost Chapter E: Sutramta, due tracce distinte ma al contempo l’una la continuazione dell’altra. Forse però quello che colpisce di più è la capacità del quartetto di creare evocazioni attraverso la musica (il disco è un concept fantascientifico) e anche qui troviamo punti di collegamento con Nosferatu, infatti le improvvise accelerazioni, i cambi di tempo e di atmosfera non risultano meri esercizi di stile ma strutture magmatiche in grado di proiettarci all’interno del palcoscenico mentale e fantastico creato da questi piccoli geni. Ascoltatevi Waltz In Madness e ditemi se la sensazione non è quella di essere proiettati dentro una galasssia sconosciuta a velocità pazzesche con un veicolo spaziale (i Rush di Cygnus X-1 a velocità raddoppiata).
Ma Illusions In Infinite Void possiede anche un suo preciso lato oscuro, rappresentato degnamente da Inner Sanctum Asylum che racchiude tutto quello detto fin’ora e in più aggiunge un bel po’ di gotico che rende questo brano un vero capolavoro assoluto, con uno dei più bei ritornelli che mi sia dato di ascoltare in tutta la mia carriera di ascoltatore di metallo pesante dove Dimitris K riesce a passare con incredibile disinvoltura dai toni più cavernosi a quelli più acuti con una fluidità posseduta di pochi cantanti metal, mentre gli altri disegnano ritmiche veloci e sincopate al cardiopalma. Ma non siamo ancora alla fine, perché alla traccia 8 troviamo A Tyrannous Revolt, pezzo selvaggio tra lo speed e il thrash dove tra ritmiche serratissime, urla selvagge e continui assalti della chitarra ci tuffiamo nell’headbanging più sfrenato e cattivo, degno dei migliori Agent Steel.
Il meglio però deve ancora arrivare e si manifesta nell’ultima traccia, Lost Chapter E: Amarna’s Reign, brano di una bellezza metallica estasiante, vero erede di tutti i capolavori metal che hanno caratterizzato la nostra crescita ( i nomi metteteli voi a piacimento), un vero manifesto di tutto quello che dovrebbe essere la musica pesante e cioè geniale, cattiva, trascinante e tecnica e soprattutto evocativa. Con questo brano i Sacral Rage entrano già nella leggenda e quello che veramente lascia senza parole è la capacità di scrittura dei greci, realmente fuori del comune come è fuori del comune la capacità di assemblare parti musicali distanti stilisticamente tra di loro e renderle comunque un tutt’uno fluido.
Questo 2015 aveva già regalato almeno al sottoscritto già molte soddisfazioni (Visigoth, Crypt Sermon, The Storyteller, Trial, Lord Fist), ma un disco cosi non me lo aspettavo proprio, un disco che di nuovo ci fa innamorare del metal, ci riconcilia con il mondo e ci fa veramente e solidamente sperare in una rinascita definitiva del metal, una nuova onda pronta a travolgerci e chissà se questa volta lo tsunami non parta proprio dalla immortale terra di “Alexander The Great”, che non ritrovi proprio con la musica un riscatto definitivo. In attesa degli eventi vi invito caldamente ad entrare in questo disco almeno una volta ma prestate attenzione, perché proprio come per il leggendario palazzo di Cnosso, non ne uscirete più.

A cura di Andrea “Polimar” Silvestri

Recensione a cura di Ghost Writer

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 28 mar 2015 alle 13:56

oh ragaz, se volete anche toccarvi, io sono per l'amore libero ;-) p.s. il disco devo ancora ascoltarlo interamente, provvederò a breve fiducioso del suo valore ...no no, povero Polimar. Volevo solo esprimere apprezzamento per quello che scrive e come lo scrive. :-)

Inserito il 28 mar 2015 alle 13:37

oh ragaz, se volete anche toccarvi, io sono per l'amore libero ;-) p.s. il disco devo ancora ascoltarlo interamente, provvederò a breve fiducioso del suo valore

Inserito il 28 mar 2015 alle 12:58

...sorrido ripensando a quello che ci siamo scritti in privato su questa recensione :-) Secondo me il Graz e' un santo :-)

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