Shining - IX - Everyone, Everything, Everywhere, Ends

Copertina 5,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2015
Durata:54 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. DEN PÅTVINGADE TVÅSAMHETEN
  2. VILJA & DRÖM
  3. FRAMTIDSUTSIKTER
  4. MÄNNISKOTANKENS VÄGGLÖSA RUM
  5. INGA BROAR KVAR ATT BRÄNNA
  6. BESÖK FRÅN I(HO)NOM
  7. OHNE DICH (BOUNE TRACK)
  8. BLACK INDUSTRIAL ELEVEN (BONUS TRACK)

Line up

  • Niklas Kvarforth: vocals, guitars
  • Peter Huss: guitars
  • Christian Larsson. bass
  • Rainer Tuomikanto: drums
  • Euge Valovirta: guitars

Voto medio utenti

Aveva proprio ragione il buon vecchio Alexander Pope: “Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso.”
Porcaccia la miseria Niklas, io invece ci avevo sperato eccome…

Ho sempre difeso gli Shining, reputando più importante la qualità della loro proposta rispetto al nugolo di controversie e polemiche che seguono il leader Kvarforth come un’ombra.
Falso, arrogante, poser, sbruffone, cristiano… tutte accuse gravi insomma, che tuttavia non sono mai riuscite a scalfire la stima che nutro per un artista talentuoso e innovativo.

Rimanendo in ambito squisitamente musicale, il sottoscritto rientra peraltro nello sparuto novero di fans della prim’ora in grado di metabolizzare ed apprezzare la svolta melodico-commerciale di VII - Född Förlorare e Redefining Darkness, di accogliere a braccia aperte il furbetto, ma spettacolare ripescaggio di 8 ½ – Feberdrömmar i vaket tillstånd e di attendere il nono capitolo con intensa trepidazione.

Ebbene, ho sbagliato.

Il motivo è presto detto: per quanto paradossale e contraddittorio possa sembrare, gli odierni Shining hanno smarrito la “luccicanza”, ossia quel guizzo di genio in grado di renderli unici e riconoscibili in mezzo a mille.
Everyone, Everything, Everywhere, Ends manca clamorosamente di ispirazione e freschezza; ripropone gli stilemi sonori che hanno reso grande la band, ma lo fa in modo svogliato, scolastico, azzarderei impiegatizio. Ne esce un prodotto ibrido, che guarda al passato ma non riesce a rievocarlo, che rinuncia alle influenze jazz e avantgarde, che di realmente depressivo e disturbante non ha più granché.

Anche sorvolando sulla infelice copertina a firma Daniele Serra, artista che apprezzo moltissimo ma che in questa occasione non è riuscito a convincermi, per accorgersi del mezzo disastro perpetrato sarà sufficiente dare una rapida scorsa alla tracklist…

1- Den påtvingade tvåsamheten: intro strumentale di quasi 4 minuti addirittura spiazzante per pochezza e assenza di spunti d’interesse.

2- Vilja & dröm: l’attacco furente odora di già sentito, mentre il prosieguo dipana sì il caratteristico mood malevolo, ma pecca d’incisività.

3- Framtidsutsikter: l’ormai canonica digressione finto-opethiana per chitarra acustica e voce pulita inizia a mostrare chiari segni di logorìo. Brano semplicemente tedioso, che s’indurisce quando ormai è troppo tardi. Tasto skip, dove sei?

4- Människotankens vägglösa rum: buon pezzo metal diviso per compartimenti stagni. Incipit con riffone smargiasso piuttosto insolito per i Nostri, qualche sfuriata in blast beat d’ordinanza qua e là, altra parentesi acustica (non migliore della precedente, invero), guitar solo e si torna al riffone smargiasso succitato. Non certo un brutto episodio, ma che fine hanno fatto la malignità, il disagio, la paranoia?

5- Inga broar kvar att bränna: episodio soffuso, atmosferico, contraddistinto da una spiccatissima componente melodica che si riverbera sino al mellifluo assolo posto in coda. L’impatto emotivo, ahimè, latita, anche a causa di alcuni arrangiamenti dal feeling quasi western (!). Sei minuti abbondanti di vita dell’ascoltatore buttati ai rovi -e chissà che non fosse proprio questo l’intendimento di Niklas…-.

6- Besök från i(ho)nom: il giro iniziale farà sentire a casa gli estimatori degli Shining; ne segue la solita parte tirata e il solito passaggio introspettivo. Io, però, ho già tirato i remi in barca, rassegnandomi a dover considerare Everyone, Everything, Everywhere, Ends la prima, grande delusione personale di questo 2015.

Per mero scrupolo, segnalo che le due bonus track in dote all'album non riescono nel miracolo di ribaltarne le meste sorti:

- il feeling luttuoso che contraddistingue Ohne Dich dei Rammstein calza a pennello col sound elaborato da Kvarforth, ma l’assenza del tastierone finale smorza sul più bello il crescendo drammatico;

- l’ennesima reinterpretazione della mastodontica Svart industriell olycka risulta gradevole ma vastamente inferiore tanto alla versione originale (contenuta in III - Angst - Självdestruktivitetens emissarie) quanto a quella presente sul già citato 8 ½ – Feberdrömmar i vaket tillstånd.

Tirando le somme, ci troviamo di fronte all’opera più debole dell’intera discografia degli Shining. Se è pur vero che chiunque, qualsiasi cosa, ovunque, finisce, non mi sembra comunque un buon motivo per gettar via quanto di buono fatto in quasi vent’anni di carriera.
Facciamo così: io mi ostino ad ignorare i suggerimenti di Pope e continuo a credere in voi; voi, però, vi rimboccate le maniche e tirate fuori un decimo capitolo degno del nome che portate.
Fate i bravi, mi raccomando…
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 19 apr 2015 alle 10:13

Recensione ottima, ma hai sprecato troppo tempo Marco per un prodotto che non merita tutte queste parole, bastava un "album inutile e Niklas ai minimi termini (che sia finita l'eroina buona in Svezia?) " . Per fortuna ci restano i primi album...

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