Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2005
Durata:53 min.
Etichetta:Autoprodotto

Tracklist

  1. LEMMONHEAD
  2. NAKED THIRST
  3. PREMIOUM OK
  4. BOWLING AND CHEES
  5. ITALIANO'S HUNGARY DAMASCO PLAIN
  6. METALIZED CREPUSCOLO
  7. PHRATE
  8. NATURAL PORN KILLER
  9. THE WALL OF RUBBY
  10. GRACE
  11. GIULIANO'S
  12. UBER DER SHELZ

Line up

  • Jheremia Velaschez Puro: vocals, guitar
  • Heol Murdok: guitar
  • Hans Frederik Listz: bass
  • Dimitri Evangelista: drums

Voto medio utenti

Che i Furibond siano un gruppo bizzarro non è difficile intuirlo, magari dando un'occhiata ai soprannomi che si sono scelti o ai titoli delle canzoni, o ancora meglio cercando di interpretare gli sproloqui inseriti nel booklet allegato all'album. Goliardia e demenzialità, tutto sommato merce rara nel mondo metal, così spesso pallosamente austero.
I Furibond vogliono dare l'impressione di non prendersi troppo sul serio, ma intanto pubblicano un lavoro che sfiora l'ora di durata e lo confezionano con cura insolita per degli esordienti. Genio e follia? Impossibile stabilirlo, diciamo che si tratta certamente di una band di difficile collocazione, sia come attitudine che ancor di più come filosofia musicale.
Infatti anche sotto quest'aspetto il risultato è spiazzante, andando a pescare un po' ovunque nei vari stili metal
L'apertura veloce e thrash-oriented "Lemmonhead" è ingannatrice e resta episodio isolato, infatti il restante materiale ha un taglio molto più heavy-modernista e fa pensare maggiormente a Sepultura, Machine Head, System of a Down, ecc, senza poter comunque identificare un'influenza dominante e questo è un segnale della singolarità dei Furibond.
Un'incedere spigoloso e cadenzato, dal passo quasi sempre piuttosto lento e cupo, con richiami alla pesantezza compressa e soffocante del metal industriale e piccoli cenni di elettronica sparsi qua e là tra le canzoni. Un bel pastone spesso e vischioso ma altrettanto difficile da digerire, un sound meccanico non troppo prevedibile ma certamente per nulla immediato ed alla lunga un tantino narcolettico.
Se lo stile dei Furibond risulta abbastanza personale, che dire del loro rapporto con l'aspetto vocale? Per quanto si riesce a capire i testi dei brani non hanno un significato preciso, sono un accostamento organizzato di parole casuali in lingua Inglese (ma anche Spagnola..) in modo da ottenere il suono voluto, sistema d'inventarsi un proprio linguaggio del quale Paul Chain fu senz'altro un pioniere qui da noi.
Dunque un tentativo di proporre un discorso originale, ma anche un album prolisso, macchinoso, poco fluido, un'opera in chiaroscuro. Solo il futuro potrà chiarirci le idee sul reale valore dei Furibond, che per il momento vedo fermi alla sufficienza.

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