God in Panic - Of Memories And Nothingness

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:40 min.
Etichetta:Gula Mons Records

Tracklist

  1. LA SERPE IN SENO
  2. DESERT EYES TURNED TO STONE
  3. THE INVERTED SUN
  4. METAFORE MORTE
  5. UNCONVENTIONAL EDEN
  6. ALPHAJERK
  7. ON RUINS
  8. STARING OUT THE TROUBLE WINDOW
  9. HOLD MY THOUGHTS
  10. YZR
  11. OF MEMORIES/THE GREAT SLUMBER

Line up

  • Vena: Voice, various Instruments, fx.

Voto medio utenti

Allegoria di un viaggio all'interno degli insondabili abissi della mente, "Of Memories And Nothingness" è il primo lavoro di God In Panic, nuova incarnazione di Vena, polistrumentista siciliano da anni attivo nella scena musicale "colta" del nostro bel paese.

Un concept dunque: luce/tenebra, coscienza/incoscienza, veglia/sonno, morte/rinascita.

Un lavoro grigio, introspettivo, profondo e sottilmente inquietante.
Le lamiere che si contorcono, sofferenti, del miglior Raison d'être, delicati arpeggi di scuola neofolk (Sol Invictus), l'abisso melmoso di Lustmord, l'eleganza del dark, i Depeche Mode e i NIN nella loro asetticità... e tanto altro.
Questo è, schematicamente, "Of Memories And Nothingness", un album che colpisce per la maniacale attenzione ai dettagli, tanto visivi, packaging splendido, quanto musicali, arrangiamenti di grande classe, e per il suo saper essere abbagliante e nero al tempo stesso.
Tanto il buio assoluto quanto la luce accecante, infatti, possono spaventare e God In Panic riesce a inquietare sia nel primo modo che nel secondo.
Il suo suono è tormentato, i beat industriali quasi desolanti nel loro contrapporsi all'elegia della chitarra classica, il suo sapore dark ambient ossessivo quasi come i mantra vocali che Vena recita come un moderno sciamano metropolitano.

"Of Memories And Nothingness" non è un album facile.
Le sue melodie giacciono, affascinanti, sotto la crosta fredda delle macchine o vengono abilmente manipolate dall'elettronica.
E anche quando il suono si fa "semplice", anche quando, cioè, solo la chitarra e la voce assurgono a protagonisti, nulla risulta essere scontato o banale.

Qui, lo avrete capito, non c'è metal.
E, lo aggiungo io, la cosa non ci importa nemmeno un po'.
Se la musica, infatti, è così profonda, così affascinate, così inquieta da risultare pulsante e viva, i generi vengono trascesi per poter arrivare a parlare solo ed esclusivamente di arte.

Spero molti di voi abbiano la voglia e la pazienza di innamorarsi di questo album.

Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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