Copertina 9

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2014
Durata:50 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. STRESS
  2. LINOLEUM
  3. TO THE SHORELINE
  4. HOLY DIVER
  5. 1979
  6. CHAIN SLING
  7. PERFECT DAY
  8. MRS. MODERN MOTHER MARY
  9. FLAME TO THE MOTH
  10. SPITFALL
  11. FALLING HOME

Line up

  • Daniel Gildenlöw: lead vocals, acoustic guitars
  • Ragnar Zolberg: acoustic guitars, vocals
  • Léo Margarit: drums, vocals
  • Daniel D2 Karlsson: rhodes, organs, vocals
  • Gustaf Hielm: acoustic basses, upright bass, vocals

Voto medio utenti

Sapete cos'è che mi manda fuori di testa dei Pain of Salvation? E' il fatto che, ancora oggi dopo tanti anni, Daniel e soci riescano a mettere il CUORE in ogni cosa che incidano. No, non sottovalutate la cosa. Al giorno d'oggi, trovare una band che abbia così tanto coraggio da cambiare line-up, direzione musicale, e al contempo mantenere un tale livello di coinvolgimento emotivo in se stessi e nei fans che li seguono, è cosa a dir poco rara. A tutto questo, aggiungete pure una sorta di nomen omen, un destino scritto nel nome: non c'è una release dei PoS che non sia dovuta passare attarverso dolore, sofferenza, problemi quasi inaspettati. E se stavolta sembrava tutto facile, con l'idea di ridare una veste unplugged e riarrangiare alcuni brani della discografia degli svedesi, ci si è messa di mezzo la fascite necrotizzante che ha costretto Daniel a mesi di ospedale e sofferenze, caricando il tutto di dolore, paura, dubbi e una tale pletora di emozioni, che era quasi naturale, visti i soggetti, che tutto questo finisse nell'album. E così, dopo tanto penare, arriva tra poco nei vostri negozi di dischi preferiti un album, "Falling Home", che è l'ennesimo capolavoro. Capolavoro.

Ora, sgombriamo subito il campo da eventuali dubbi. "Falling Home" è sì un album unplugged, ma NON è live, e soprattutto NON è una rivisitazione in chiave acustica tout court di alcuni brani della band. No, figurati. "Falling Home" è un riarrangiamento, spesso uno stravolgimento totale dei suddetti brani, eseguito con una perizia, un gusto, una tale cura in ogni singola nota che, praticamente, potete tranquillamente considerarlo un album completamente nuovo.

E c'è un gusto della ricerca, una cultura musicale sterminata, una bravura esecutiva che lascia sbalorditi, in ogni "nuova" traccia, che ancora una volta mi ritrovo quasi commosso, a sentire come dei Musicisti riescano a non perdere l'anima vera, pura, incontaminata dell'amante, pur suonando tutto in punta di acustica. Da perderci la testa.

L'album si apre con una "Stress" pescata direttamente dal primo "Entropia" che, in un colpo solo, riesce a fondere insieme citazioni ai Led Zeppelin, arrangiamenti corali da capogiro e una sezione ritmica stravolta ed esaltante. E siamo solo all'inizio: "Linoleum" guadagna sfaccettature emotive oniriche e ombrose, per poi lasciare spazio forse al brano più bello del disco. "To the Shoreline", già epica nella sua versione originale, diventa qui l'emblema dei PoS oggi, una band in grando di prendere EMOZIONI e farle diventare CANZONI. Da lacrime. Ma, ehi, siamo solo a traccia 3: segue una versione incredibilmente riarrangiata di "Holy Diver", si proprio quella Holy Diver! Solo che questa versione è praticamente un brano jazz, con un bridge reggae nel mezzo... roba da pazzi. "1979" mette i brividi per interpretazione e gusto, "Chain Sling", manco ne parliamo, mi fa commuovere ogni volta che la sento, e poi arriva nientepopodimeno che "Perfect Day", e Lou Reed sarebbe orgoglioso di come questo maledetto genio di Daniel Gildenlow riesca a tirar fuori cuore e lacrime da ogni parola, da ogni nota.

L'album continua a presentare sorprese negli arrangiamenti da perderci la testa, fino all'unico brano inedito, la title track posta in fondo, che chiude alla perfezione un album stre-pi-to-so, e mi scoccia ripetermi, che NON è semplicemente un live unplugged in studio, ma un vero e proprio viaggio emotivo, completamente nuovo, completamente da scoprire, gustare, ascoltare.

Dietro Daniel, una band praticamente perfetta, e l'unica cosa che veramente mi manca è il timbro inimitabile di Johan Hallgren, folletto insostituibile. Ma Ragnar è il pezzo perfetto per il puzzle che sono i Pain of Salvation oggi, e ancora una volta non posso che inchinarmi di fronte alla band più coraggiosa, coerente, emozionante che io abbia ascoltato da tanto, tanto tempo. Chapeau.
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 08 nov 2014 alle 21:47

Sono gli ultimi veri innovatori, il mondo della musica e' ancora fermo a Remedy Lane.

Inserito il 08 nov 2014 alle 11:27

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