Copertina 7

Info

Anno di uscita:2013
Durata:31 min.

Tracklist

  1. VROCK
  2. INFERNO
  3. INDUSTRIAL
  4. OCTOCRURA
  5. POISONED HAMSTER
  6. GUNMOUTH
  7. S.O.M.E.

Line up

  • Tepe: vocals
  • Tyo Crayon: guitar
  • Mik: guitar
  • Matt Langella: bass
  • Michael Mammoli: drums
  • Alu.X: synth, samples

Voto medio utenti

Affermare che i D8 Dimension rappresentino una straordinaria e destabilizzante “novità” nel panorama alternativo internazionale sarebbe leggermente azzardato, ma è da un po’ di tempo che non ascoltavo un gruppo così abile nel rinverdire, attraverso un misto equilibrato di cultura e istinto, i codici di un genere sempre meno sorprendente.
Gli insegnamenti di Korn, The Union Underground, Drowning Pool e Godsmack, elaborati dalle sapienti mani e dalle vitali sinapsi cerebrali dei livornesi si trasformano in un flusso emozionale piuttosto intenso e coinvolgente, dimostrando tutte le capacità della formazione toscana nel saper combinare nu-metal, grunge e industrial con notevole disinvoltura, dando origine a composizioni in cui rabbia, inquietudine e melodia scorrono potenti e bilanciate.
“Octocrura”, un Ep “esteso” (come lo definiscono i nostri) autoprodotto e supportato dall’attenta V-Promotion, diventa così l’occasione per fare la conoscenza con una band molto promettente, capace di offrire sette spaccati sonori mutevoli e parecchio avvincenti, alimentati, altresì, da un’interessante controparte lirica piuttosto critica e viscerale, “sentita” e non banale.
Le considerevoli facoltà interpretative di Tepe costituiscono il classico “valore aggiunto” della situazione, mentre è abbastanza difficile escludere qualche brano dalle consuete “menzioni d’onore” … il rancore istantaneo di “Vrock”, le schizofrenie di “Inferno”, “Poisoned hamster” e “S.O.M.E.”, le angosce cupe e brutali di “Industrial” e “Gunmouth” (in cui fa addirittura capolino Danzig) e finanche il breve intermezzo strumentale dell’aracniforme title-track, sono tutti tasselli egualmente indicativi di un mosaico espressivo in fase di perfezionamento eppure già assai intrigante.
Non esattamente una “rivoluzione”, dunque, e tuttavia il segnale che c’è ancora una speranza di “salvezza” dalla stagnazione del settore e dai suoi atrofizzati stereotipi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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