Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:54 min.
Etichetta:Metal Blade

Tracklist

  1. FOREWORD
  2. ALL RISE
  3. DEATH TO RIGHTS
  4. TEMPEST
  5. THE MASON
  6. MOVING UP
  7. SIGHT OF SHORE
  8. FATHER/SON
  9. PROFANE
  10. ARCHERS
  11. RUINED ENDS
  12. IDENTITY
  13. MATTER OF TIME
  14. PROPHETS
  15. ONWARD

Line up

  • Shane Blay: lead vocals, guitar (live)
  • Nick Hipa: lead guitar
  • Phil Sgrosso: rhythm guitar, programming
  • Josh Gilbert: bass guitar, vocals
  • Jordan Mancino: drums

Voto medio utenti

Se pensate Wovenwar, qual è la prima immagine che si fissa nella vostra mente? Lo so, Tim Lambesis. Per chi non lo sapesse questa nuova band al debutto discografico con Metal Blade non è altro che la fenice risorta dalle ceneri degli As I Lay Dying e nata dai problemi giudiziari che hanno visto come protagonista Lambesis. I rimanenti membri del gruppo si sono uniti a Shane Blay (Oh, Sleeper) creando gli Wovenwar e sfornando questo convincente primo album. 'Wovenwar' è complesso, aggressivo, legato a filo stretto ma non eccessivamente intrecciato alla band madre, v'è un'identità all'interno, brilla di luce propria. Inutile dire che la maturità dimostrata dal gruppo sia figlia dell'esperienza sviluppata negli anni, ma grazie allo stile di Blay ed alla voglia di sperimentare degli altri è nato un ibrido autonomo, un automa umano. Ecco dunque che attraversando la melodica 'Foreword', ci si trova nella battaglia di 'All Rise', metalcore strutturato e melodico, dai segmenti seducenti ed orecchiabili. Trama vincente questa degli Wovenwar che continua in 'Death to Rights', con un gran lavoro dei chitarristi e della sezione ritmica. 'Tempest' avvolge con una furia fra il prosperico e il calibano, sempre con quel tocco melodico e vellutato portato da Blay. Da citare necessariamente 'Sight of Shore', che sfonda ancor maggiormente la barriera melodica, 'Father/Son', eterogenea, acustica, sperimentale e malinconica, 'Profane', con un drummer scatenato e un chorus accattivante, e la penultima 'Prophets', una semi-ballad evocativa dal sostrato melancolico.
Inutile negare che gli Wovenwar abbiano fatto un bel lavoro con questo debut album. Come tutti gli album metalcore non è consigliabile universalmente, ma se siete aperti alle nuove frontiere del Metallo concedetegli un'opportunità, non ve ne pentirete.

Recensione a cura di Stefano Giorgianni

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