Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2014
Durata:68 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. VENEREAL DAWN
  2. LLOIGOR
  3. BETRAYAL AND VENGEANCE
  4. CHRYSALIS
  5. I AM THE JIGSAW OF A MAD GOD
  6. THE DEEP
  7. ODEM
  8. LUCIFORM
  9. ON FEVER'S WINGS

Line up

  • Morean: Vocals
  • Asvargr: Guitars
  • V. Santura: Guitars
  • Draug: Bass
  • Seraph: Drums
  • Paymon: Keyboards

Voto medio utenti

Credo che possa affermare senza temere di essere smentito che l’uscita del settimo lavoro dei bavaresi Dark Fortress sia fra quelle più attese da parte dell’audience black. D’altronde sono passati ben quattro anni dal rilascio del precedente “Ylem”, un intervallo importante se rapportato ai ritmi del mercato discografico da sempre impaziente di monetizzare la novità del momento.
Così come nel precedente lavoro, ci troviamo fra le mani un disco particolarmente lungo – quasi 70 minuti di musica – che necessita di parecchi ed attenti ascolti per lasciarsi apprezzare e che, inevitabilmente, presterà il fianco alle critiche di chi non ha mai digerito le “digressioni” a 360° della band tedesca.
I più attenti di voi già sapranno che “Venereal dawn” è un concept album, l’interrogarsi dell’uomo sulla prospettiva di una imminente estinzione causata dall’estrema violazione delle leggi della Natura. Una disperata lotta per la sopravvivenza dei pochi esseri umani rimasti che vivono i loro giorni sotto lo sguardo di un sole venefico, e la cui unica speranza per proteggersi dalla radiazioni nocive consiste nel nutrirsi di sangue vivo. Il sole radioattivo però si trasforma anche in un faro, un richiamo per esseri senzienti che vivono nello spazio subatomico…
Dalle note allegate veniamo a conoscenza che il singer Morean ha avuto l’idea alla base del concept di “Venerean dawn” dopo aver letto “The wounded land”, quarto libro delle “Cronache di Thomas Covenant” di Stephen R. Donaldson.
Musicalmente ci troviamo innanzi un prodotto eterogeneo – marchio di fabbrica del combo bavarese – in cui il black metal è un punto di partenza e non la pietra angolare del progetto, un ingrediente importante quanto gli altri nella realizzazione delle atmosfere tessute dalle chitarre di Santura e Arsvarg.
Abbondano i midtempo, anche se non si raggiungono i rallentamenti doomegianti che caratterizzarono “Ylem”, e le distorsioni di “Venereal dawn” mirano più ad avvinghiare l’ascoltatore piuttosto che tramortirlo frontalmente.
Si nota la continua ricercatezza (ossessione?) nella scelta dei suoni, non come mero vezzo stilistico, ma da intendersi come condizione sine qua non per poter rappresentare in musica quelle che sono le ambizioni del concept.
Tutto rose e fiori dunque? Purtroppo no.
Mentre le canzoni scorrono, si ha la netta impressione che i Dark Fortress si lascino trasportare in leziosismi eccessivi (valga come esempio l’utilizzo dei cori eterei in “Betrayal and vengeance”), che amino ascoltarsi, e che di proposito non abbiano voluto spingere sull’acceleratore quando invece era necessaria una concretezza maggiore, “I am the jigsaw of a mad god” faceva sperare in questo senso, ma rimane un episodio fin troppo isolato, anzi viene simbolicamente smorzata dalla successiva ed onirica “The deep” che riporta l’album sui binari con cui era iniziato.
L’attenzione inevitabilmente cala durante il passare dei minuti e “Vengeance dawn” diventa, ahimè, musica da sottofondo mentre si è impegnati in qualche altra attività e che non farà che ingrossare il partito di coloro che pensano che gli ormai lontani nel tempo “Tales from eternal dusk” e “Profane genocidal creations” siano i loro lavori migliori.

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